Lizzano, dopo il sequestro «Chiarezza sul depuratore»
Mozione
dell’opposizione all’amministrazione Macripò
L’opposizione
chiede chiarimenti su quanto sta accadendo in questi giorni, sopratutto sul
fronte
ambientale. “In merito al sequestro del depuratore consortile – scrive Antonio
Clemente Cavallo - si
rende
necessario promuovere provvedimenti utili ad evitare l’inquinamento del mare,
del
canale
“Ostone” e delle campagne prospicienti l’attraversamento
dello
stesso canale”. Indispensabile dunque, una mozione consiliare rivolta al sindaco
Dario Macripò. “Ci soffermiamo sulle motivazioni fornite dall’autorità
giudiziaria, che ha apposto i sigilli all’impianto
depurativo
per il mancato rispetto di precise norme di legge in materia. Per essere
più
precisi, per il superamento degli indici degli agenti inquinanti e per mancanza
dell’autorizzazione
provinciale
allo scarico da parte di Acquedotto Pugliese. Il sequestro disposto– chiarisce
il consigliere
comunale
del Giglio per Lizzano - non fa venire meno, tuttavia, l’uso dell’impianto e,
per questo, al fine di evitare conseguenze negative per l’intera zona di marina
di Lizzano e non solo, si rende necessario cessare immediatamente lo scarico
nel canale (e al mare), adottando provvedimenti volti al riutilizzo della falda
marina, come già avvenuto nei periodi estivi degli ultimi due anni, attraverso apposite
ordinanze sindacali”.
La
richiesta di un intervento immediato è evidente. “Il consiglio comunale,
pertanto, impegna la giunta ed il sindaco ad adottare immediatamente i
provvedimenti necessari per dirottare in falda marina le acque reflue del
depuratore consortile, come da progetto iniziale dell’impianto, al fine di preservare
la bontà delle acque marine del nostro territorio, preservando così anche la salute
di tutti i cittadini bagnanti della zona”. Ovviamente, l’auspicio poi, è quello
di una risoluzione definitiva del problema. “Attendiamo- conclude Cavallo -modifiche
tecniche e miglioramenti tecnologici dell’impianto capaci di garantire l’assoluta
salubrità delle acque di scarico dell’impianto depurativo”. Ricordiamo che,
nella giornata di martedì, a parziale conclusione di indagini d’iniziativa,
avviate dopo i numerosi esposti presentati da associazioni ambientaliste e da
cittadini, i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Lecce, coadiuvati
dalla locale stazione carabinieri, hanno dato esecuzione al decreto di
sequestro preventivo, emesso dal gip del tribunale
di
Taranto, Vilma Gilli, su richiesta del pm, Lanfranco Marazia, relativo allo
scarico del depuratore consortile di acque reflue urbane. Il provvedimento
cautelare, supportato anche da analisi e campionamenti che hanno accertato il
superamento dei parametri di inquinamento tabellari previsti dalla normativa
vigente,
scaturisce
dunque, proprio dalla necessità di impedire che dal canale giungano in mare sostanze
dannose per la salute, con un’elevata concentrazione di organismi batterici. Al
momento, l'ipotesi di reato contestata al legale rappresentante della società
che gestisce l’impianto di depurazione e' quella del getto pericoloso
di
cose mediante il superamento dei limiti tabellari previsti dalle norme vigenti.
(di Lucia J. IAIA, Q
Provincia Taranto, Giovedì 20 Febbraio 2014)
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