7 novembre 2014
26 ottobre 2014
24 ottobre 2014
AttivaLizzano «Aumentare la differenziata»
di Lucia J. IAIA, Q Provincia Taranto, 24 Ottobre 2014
La critica: il Comune non fa nulla e i costi ricadono sui cittadini. Noi pronti a collaborare
Un impulso alla crescita della differenziata, è la richiesta che l’associazione ambientalista AttivaLizzano avanza nei confronti dell’amministrazione comunale ed, a dire il vero, non si
tratta di una semplice critica. AttivaLizzano infatti, presenta un vero e proprio progetto di ripresaconvinta della raccolta, al fine di raggiungere una percentuale che possa concretamente incidere anche sui costi.
«Il Comune di Lizzano –scrivono gli ambientalisti - ha intrapreso la raccolta differenziata da circa tre anni, ma la percentuale ancora oggi, è rimasta inchiodata al valore iniziale: 36%,quella di partenza.
Questo trend non lusinghiero comporta conseguenze poco piacevoli a cominciare dalla mancata riduzione della tassa sui rifiuti; anzi, con la Tari, quest’anno è persino raddoppiato il prelievo fiscale per le famiglie lizzanesi ed addirittura triplicato per alcuni esercizi commerciali e per gli artigiani.
In aggiunta, abbiamo continuato a conferire nella discarica di Manduria i rifiuti indifferenziati
contribuendo, così, al disagio dei cittadini manduriani e all’inquinamento della città messapica».
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Marina di Lizzano |
E poi, ecco il quadro di una situazione complessa che, da tempo, anche i sindaci stanno cercando di affrontare, incontrando rappresentanti della regione Puglia. «L’esaurimento della discarica
di Manduria, costringe a conferire nella lontana discarica di Massafra il 74% dell’immondizia
raccolta, con costi ovviamente superiori (da 45 euro/ton di Manduria a circa 122 euro/ton di Massafra) un maggior inquinamento dovuto all’allungamento del percorso dei camion».
Il progetto di AttivaLizzano è chiaro. «Solo questo dato imporrebbe una drastica riduzione
dei rifiuti indifferenziati, ma, al contrario, mancano le campane per differenziare i rifiuti sul litorale
di Lizzano, sono scomparsi dalle strade i raccoglitori di indumenti, scarpe e borse e manca un’isola ecologica (richiesta da anni da AttivaLizzano).
Tutto questo, ahinoi, comporta il deleterio effetto dell’abbandono, nei luoghi più disparati, di materiali di ogni tipo: dai rifiuti ingombranti al materiale elettrico, a quello proveniente da lavori edili». Anche maggiori controlli, secondo gli ambientalisti, sarebbero un deterrente importante.
«Gli operatori pur rilevando la presenza di rifiuti differenziabili nei sacchi di conferimento dell’indifferenziata,non fanno le segnalazioni previste dal contratto di appalto. Insomma l’obiettivo
dell’Amministrazione comunale di raggiungere l’80% della raccolta differenziata è molto lontano e questo, ha una diretta conseguenza onerosa per i lizzanesi:continuare a subire il salasso della tassa sui rifiuti».
Naturalmente,da considerare è anche l’evasione fiscale. «Si calcola che sia oltre il 40%».
La proposta è quella di trasformare i rifiuti in risorse, in modo da incentivarne la raccolta.
«È noto che molti comuni virtuosi si impegnano nell’adozione della strategia dei rifiuti zero,
cioè drastica riduzione dell’indifferenziato e vendita dei rifiuti differenziati: quindi il rifiuto diventa risorsa.
Perché anche nel nostro Comune non si intraprendono azioni simili? Su questo AttivaLizzano ha delle proposte e dá la propria disponibilità per collaborare».
22 ottobre 2014
Lettera aperta al Sindaco di Lizzano e alla sua Giunta
Associazione di Volontariato ATTIVA LIZZANO Onlus
Via Canova 9, 74020 Lizzano (TA)
Cod. Fisc.: 90195920732
Iscritta Nel Registro Regionale Delle Organizzazioni Di Volontariato al N° 1574 con Provvedimento N° 907 del 03/08/2012
Il Comune di Lizzano ha intrapreso la raccolta differenziata da circa tre anni, ma la percentuale ancora oggi, è rimasta inchiodata al valore iniziale: 36%, quella di partenza!
Questo trend non lusinghiero comporta conseguenze poco piacevoli a cominciare dalla mancata riduzione della tassa sui rifiuti; anzi, con la TARI, quest’anno è persino raddoppiato il prelievo fiscale per le famiglie lizzanesi ed addirittura triplicato per alcuni esercizi commerciali e per gli artigiani. In aggiunta, abbiamo continuato a conferire nella discarica di Manduria i rifiuti indifferenziati contribuendo, così, al disagio dei cittadini manduriani e all’inquinamento della città messapica.
L’esaurimento della discarica di Manduria, costringe a conferire nella lontana discarica di Massafra (che alimenta il funesto inceneritore), il 74% dell’immondizia raccolta, con costi ovviamente superiori (da 45 euro/ton di Manduria a circa 122 euro/ton di Massafra) un maggior inquinamento dovuto all’allungamento del percorso dei camion.
Solo questo dato imporrebbe una drastica riduzione dei rifiuti indifferenziati, ma, al contrario, mancano le campane per differenziare i rifiuti sul litorale di Lizzano, sono scomparsi dalle strade i raccoglitori di indumenti, scarpe e borse e manca un’isola ecologica (richiesta da anni da AttivaLizzano). Tutto questo, ahinoi, comporta il deleterio effetto dell’abbandono, nei luoghi più disparati, di materiali di ogni tipo: dai rifiuti ingombranti al materiale elettrico, a quello proveniente da lavori edili.
Inoltre, non c’è nessuna forma di invito all’uso di compostiere e non esistono micro compattatori (cassonetti dove raccogliere plastica e vetro che vengono retribuiti con dei bonus per spendere negli esercizi commerciali).
Il paradosso è che le compostiere ci sono da mesi, ma quasi nessuno sa di poterle ritirare e, addirittura, per qualche arcano motivo, non sempre sono consegnate a chi ne fanno richiesta.
Infine mancano i controlli da parte degli operatori i quali, pur rilevando la presenza di rifiuti differenziabili nei sacchi di conferimento dell’indifferenziata, non fanno le segnalazioni previste dal contratto di appalto
Insomma l’obiettivo dell’Amministrazione comunale di raggiungere l’80% della raccolta differenziata è molto lontano e questo ha una diretta conseguenza onerosa per i lizzanesi: continuare a subire il salasso della tassa sui rifiuti. Anche perché si calcola che il tasso di evasione sia oltre il 40%, né si sa quali azioni abbia intrapreso l’Amministrazione comunale per arginare questo fenomeno (tantomeno quello dell’elusione) che finisce per determinare un grosso rincaro delle tariffe, sempre a danno di chi diligentemente paga le tasse.
È noto che molti comuni virtuosi si impegnano nell’adozione della strategia dei RIFIUTI ZERO, cioè drastica riduzione dell’indifferenziato e vendita dei rifiuti differenziati: quindi il rifiuto diventa risorsa! Perché anche nel nostro Comune non si intraprendono azioni simili, visto che se si migliora la gestione, i rifiuti diventano persino fonte di ricchezza per tutta la popolazione? E su questo AttivaLizzano ha delle proposte e dá la propria disponibilità per collaborare!
Cominciamo dalla informazione: il Comune ha introdotto la raccolta differenziata nel quasi totale silenzio, invece un tale cambiamento dello stile di vita dei cittadini necessita di una massiccia e capillare campagna di informazione che coinvolga associazioni, comitati e volontari che possono aiutare la riuscita dell’operazione.
Si può realizzare anche un’isola ecologica (richiesta più volte anche da AttivaLizzano) nella quale conferire, tra le altre cose, vecchi indumenti, scarpe, borse e con all’interno piccoli laboratori per il recupero di materiali riutilizzabili e micro compattatori per le plastiche o per altri materiali e con meccanismi di incentivazione (dei bonus) ad una corretta differenziazione.
Si possono istallare dei distributori di acqua potabile depurata (liscia o frizzante e refrigerata) venduta a prezzo bassissimo, in quanto riducono la produzione di rifiuti abbattendo drasticamente l’acquisto di acque minerali e hanno anche un benefico effetto in termini di risparmio per le famiglie.
In sintesi bisogna attuare il principio delle tre "R", RIDUZIONE, RIUSO, RICICLO e per questo vogliamo dare degli spunti di riflessione che possono abbattere significativamente i rifiuti da destinare in discarica, a beneficio dell’ambiente, ormai invaso di veleni, e delle tasche dei lizzanesi. Insomma inquinare meno paga o perlomeno fa risparmiare! Anche perché dobbiamo lasciare ai nostri figli l’ambiente che vorremmo trovare noi.
Lizzano, 22/10/2014
Il Presidente AttivaLizzano
( Angelo DEL VECCHIO )
20 settembre 2014
La verità sulle fontane di Lizzano
di AttivaLizzano, 20 Settembre 2014
Carissimi amici, mi preme esporvi in maniera precisa, puntuale e onesta, con l’esibizione di prove, che ciò che il sindaco ha tentato di far credere all’opinione pubblica nazionale con l’intervista rilasciata ieri nella trasmissione radiofonica “ RESTATE SCOMODI “ in onda su Rai Radio 1 non ha un minimo di verità. Quella al sindaco Macripò è stata un’intervista che ha messo in piena luce la scarsa capacità di gestione della cosa pubblica addossando le sue negligenze su chi lo contesta, diffamandolo. Le foto allegate mostrano una delle fontane ripristinate dal cosiddetto Robin con tanto di cappello, manopola e rubinetto ma soprattutto funzionante, checché Macripò dichiari che siano state deturpate; l'altra foto è riferita a quelle che Robin dovrebbe ripristinare e che allo stato attuale sono nel più totale stato di degrado. Giudicate voi: sono più decenti da vedere quelle ripristinate o quelle in stato di abbandono e non funzionanti?
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Fontana non ancora sistemata da Robin |
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Fontana sistemata da Robin |
2 settembre 2014
Robin riporta l'acqua alle fontane di Lizzano
02/09/2014
Da diversi anni tutte le fontane pubbliche di Lizzano gravavano in uno stato di abbandono, privando i cittadini e turisti di approvvigionarsi di acqua pubblica. Un anonimo paladino della giustizia, autoproclamatosi Robin, ha riportato al totale funzionamento tre di queste fontane pubbliche situate in punti strategici del paese. A causa della mancanza di rete idrica in buona parte di Lizzano, da anni, i cittadini reclamavano con urgenza il ripristino delle fontane, essendo costretti a rifornirsi di acqua in paesi limitrofi. Al momento attuale altre fontane del paese necessitano il completo ripristino. Ci chiediamo: sarà Robin a riportarle al loro normale funzionamento o l'ente preposto? E ancor di più a che punto è il completamento della rete idrica nel paese?
Da diversi anni tutte le fontane pubbliche di Lizzano gravavano in uno stato di abbandono, privando i cittadini e turisti di approvvigionarsi di acqua pubblica. Un anonimo paladino della giustizia, autoproclamatosi Robin, ha riportato al totale funzionamento tre di queste fontane pubbliche situate in punti strategici del paese. A causa della mancanza di rete idrica in buona parte di Lizzano, da anni, i cittadini reclamavano con urgenza il ripristino delle fontane, essendo costretti a rifornirsi di acqua in paesi limitrofi. Al momento attuale altre fontane del paese necessitano il completo ripristino. Ci chiediamo: sarà Robin a riportarle al loro normale funzionamento o l'ente preposto? E ancor di più a che punto è il completamento della rete idrica nel paese?
Robin riporta l'acqua alle fontane di Lizzano
di AttivaLizzano, 2 Settembre 2014

27 maggio 2014
di Quotidiano, 25 Maggio 2014
‹‹Raccolta differenziata un vero disastro››
AttivaLizzano contesta l’amministrazione Macripò: « Non può funzionare così la raccolta differenziata. La popolazione ormai non differenzia più! Si notano nelle giornate di raccolta indifferenziata, sacchi pieni di ogni genere di materiali: plastica, cassette di legno, giocattoli, carta, umido, metalli, vetro, tutta roba che andrebbe differenziata e riciclata. Si notano proprio nei giorni dei sacchetti grigi (indifferenziato), più sacchi che ogni famiglia pone vicino il proprio uscio. Così non può continuare, senza alcun controllo o disincentivazione alcuna da parte delle autorità preposte e dall’Amministrazione comunale. I dati che mostra la regione Puglia per il Comune di Lizzano riguardo la raccolta differenziata, sono scoraggianti, siamo fermi al 38%. Mentre il Comune di Sava che ha iniziato a differenziare l’anno scorso ha raggiunto il 65% »
11 aprile 2014
Botta e risposta sulla Vergine
di Taranto
Oggi, 6
Aprile 2014
Tra il movimento
Attiva Lizzano e l’assessore regionale all’Ambiente, Nicastro
Il movimento Attiva Lizzano non
ci sta e torna senza risparmiare critiche sulla vicenda
della discarica Vergine, tra l’altro
sotto sequestro. “A partire dal sequestro preventivo
della discarica
Vergine ordinato dal gip Valeria Ingenito il 31 gennaio scorso.–
scrive in una nota il movimento- alla
conferma dello stesso avvenuta qualche giorno dopo
da parte del
Tribunale del riesame, il silenzio da parte della Regione Puglia e della
Provincia,
quest’ultima commissariata, è sconcertante. Ormai sembra una prassi consolidata
da parte della
magistratura doversi far carico delle inerzie della politica italiana. Ora più
che mai sarebbe opportuno che la Regione Puglia intervenisse a livello amministrativo
e mettesse in
discussione l’AIA
rilasciata alla discarica Vergine nel 2008 e beneficiaria di un prolungamento
per ulteriori tre anni per via della certificazione EMAS.”.
E’ tempo, scrive AttivaLizzano,“che
la politica e le istituzioni si facciano carico dei problemi che
hanno causato nella provincia del tarantino con il rilascio
indiscriminato di autorizzazioni alle
varie
discariche. Nel caso di Lizzano, la discarica Vergine ha ottenuto un’autorizzazione
senza aver
caratterizzato e messo in sicurezza le tante discariche che sorgono nella
stessa area da più di quarant’anni, risalenti agli anni 70/80, quando non
vigeva alcuna normativa per lo smaltimento dei rifiuti. Tali discariche ottenute
semplicemente dall’esaurimento di cave di
tufo sono state
utilizzate per ogni tipo di rifiuti. Spetta alla politica risolvere i problemi poc’anzi
menzionati, così come li ha creati dimostrando perlomeno superficialità e
scarsa attenzione alla salute dei cittadini. Al contrario, la carica che gli
amministratori hanno avuto dagli elettori è
data per
affrontare e risolvere i problemi della collettività, altrimenti la loro
presenza è solo un costo e la loro funzione sociale del tutto inutile” Pronta, però, la
replica da Bari. A tentare di chiarire ci prova l’assessore all’Ambiente,
Lorenzo Nicastro. .“Quando nel 2011 la Regione Puglia
ha diffidato il
gestore della discarica ‘Vergine’ sulla base di evidenze scientifiche messe a
disposizione da Arpa Puglia che fotografano il problema delle emissioni
odorigene con
il mancato
intervento del gestore ha dovuto, conseguentemente, sospendere il titolo
autorizzativo dell’impianto. Come si ricorderà questo provocò un ricorso del
gestore prima al TAR e poi al Consiglio di Stato, in entrambi i casi la Regione
fu soccombente.”, spiega
in una nota Nicastro. .“Il dato storico sul percorso amministrativo di
intervento sulle criticità odorigene del sito è fondamentale per smentire chi
dice che la Regione non sta facendo il proprio lavoro. Poiché la scarsa
conoscenza dei fatti, dovendo escludere altre motivazioni, crea informazione
imprecisa
e dannosa,
sottolineo inoltre–
prosegue Nicastro - che, anche dopo la definizione di quel percorso di
giustizia amministrativa, il competente ufficio regionale ha continuato a
lavorare perché si
potesse
effettuare un monitoraggio del sito che, finalmente, desse un quadro
conoscitivo definito della questione. La richiesta formulata dalla Regione
Puglia nel marzo 2013 viene messa in atto
qualche mese
dopo. Dal 16 giugno al 23 luglio del 2013 infatti il sito è oggetto di un
monitoraggio effettuato con due diverse centraline; una posta a ridosso dell’impianto
e l’altra nel centro del comune di Lizzano.”
“Recentemente i
dati di quel monitoraggio sono stati elaborati e validati da Arpa Puglia che ha
evidenziato valori medi giornalieri, relativamente all’acido solfidrico, al di
sotto delle soglie di legge anche se, in alcuni momenti della giornata, gli
stessi superano i riferimenti di soglia.
Dalla breve
ricostruzione –conclude
Nicastro – si evince non solo come il tema del sito sia ben
presente nelle attività dei competenti uffici regionali ma anche
come lo sia stato sin dalle prime segnalazioni giunte dal
territorio.”.
«La società Vergine inadempiente e la sua autorizzazione è a rischio»
di Taranto Q Provincia, 11 Aprile 2014
L’associazione “AttivaLizzano” sprona le autorità
locali a intervenire
L'associazione di Volontariato «AttivaLizzano» torna sulla questione della discarica Vergine.
Nell’evidenziare i provvedimenti emessi dalla magistratura di
Taranto, che ha sequestrato la discarica con misura confermata dal tribunale
del Riesame, l’associazione sottolinea che «la discarica, così come previsto
dal progetto esecutivo, con il quale è stata ottenuta l’autorizzazione
integrata ambientale, doveva essere dotata di un impianto di trattamento di
inertizzazione dei fanghi,
sia pompabili che palabili, mediante cemento e calce più polvere di
silice, finalizzato a stabilizzare e solidificare il fango, rendendolo così
idoneo allo
stoccaggio finale in discarica, con sostanziale inibizione dei
fenomeni di fermentazione nel corpo della discarica, responsabili dello
sviluppo dei
gas odorigeni. Pertanto, non sono state rispettate le regole
stabilite
dalle autorità locali, ed in particolare della Regione Puglia, che
sono alla base dell’autorizzazione ad operare concessa alla società Vergine.
Non solo, ma la proprietà è stata inadempiente in maniera così grave che è
stato necessario il
sequestro preventivo dell’intera discarica ordinato dal giudice penale».
«Davanti ad una così clamorosa violazione di norme, in buona
sostanza “responsabili dello
sviluppo dei gas odorigeni” - per non parlare
dei potenziali
rischi
per la salute - l’associazione AttivaLizzano «chiede di conoscere quali
provvedimenti
in autotutela hanno adottato le autorità locali, a cominciare dalla Regione
Puglia». Dice l’associazione «AttivaLizzano»: «Si potrebbe persino
ipotizzare
una revoca dell’autorizzazione data a suo tempo alla società Vergine, ex
articolo
21-quinquies legge 241/90, per “sopravvenuti motivi di pubblico interesse
ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto o di nuova valutazione
dell'interesse pubblico originario”, ma malgrado il diritto amministrativo e la
giurisprudenza
abbondano di soluzioni per affrontare e risolvere l’abominevole problema “puzza”
a Lizzano, le autorità preposte latitano, benché, ahinoi,
dovrebbero
avere a cuore il benessere e la salute dei cittadini che si pregiano di
rappresentare».
8 aprile 2014
Il sacrificio degli oleandri
Di TarantoOggi, 8 Aprile 2014
LIZZANO – Il movimento Attiva Lizzano attacca
l ’Amministrazione comunale
“Vedremo quando l’ultimo albero sarà
distrutto in questo paese come faranno a respirare loro e i loro figli.
Sembra che gli amministratori lizzanesi
trattano gli alberi come elementi puramente decorativi tanto da poter essere
eliminati a piacimento senza alcuna
conseguenza per l’ambiente. Alludiamo agli oleandri che fiancheggiavano la

Oleandri, sopravvissuti per decenni, che
un’Amministrazione miope ha condannato a morte per far posto a dei marciapiedi”.
La
denuncia parte dal movimento Attiva Lizzano, sentinella ambientalista sul
territorio.
“Pratica , questa , ormai consueta –
ribadisce il movimento -, basti pensare alla dura resistenza che ha dovuto
affrontare l ’associazione quando l ’Amministrazione
comunale scorsa , capeggiata dall’attuale sindaco Dario
Macripò, aveva progettato l’espianto di
numerosi alberi di pino per la realizzazione di un parco comunale”.
Attiva Lizzano “è fermamente contraria a questa
serie di attentati all’ambiente che si perpetrano con tanta
leggerezza , ambiente lo ricordiamo, già
infestato dalle esalazioni della vicina discarica Vergine, dai reflui del
depuratore consortile e dalle varie discariche
abusive che distruggono le nostre campagne” e perciò “dice basta a
questa politica distruttiva e insensata .
Auspichiamo che il governo di questo paese si ravveda e ripristini il verde
che ha appena distrutto e in futuro si
impegni a preservare la vita delle piante che da decenni decorano la storia del
nostro paese”.
24 marzo 2014
Precisazioni di AttivaLizzano
Gentili soci e simpatizzanti,
qualche giorno fa vi abbiamo informato di un’iniziativa per la pulizia della strada che va verso la chiesetta dell’Annunziata, nell’agro di Lizzano, promossa dal Movimento 5 Stelle del nostro paese che aveva invitato anche AttivaLizzano.
Premettendo la totale estraneità della nostra Associazione all’organizzazione di tale iniziativa, ci teniamo a precisare che la riteniamo coerente con gli scopi di tutela dell’ambiente e salvaguardia del nostro territorio che sono alla base della nostra Associazione. Pertanto, avendo tutti a cuore tali scopi e consapevoli dell’importanza della promozione della cittadinanza attiva per la riuscita di un’attività a tutela del nostro territorio, abbiamo pensato di informarvi, come siamo soliti fare quando l’iniziativa è meritoria.
Purtroppo, un socio, esponente di un partito politico, ha strumentalizzato la nostra informazione per gettare discredito sulla nostra Associazione, a mezzo Facebook, il quale ci ha anche tacciato di incoerenza per esserci, in passato, rifiutati di prendere parte attiva per proporre la costituzione di una commissione ambientale presso l’Amministrazione comunale di Lizzano.
Precisiamo che tale proposta ci fu fatta dai consiglieri di opposizione del Movimento 5 Stelle, prima, e del Pd, poi e, in entrambi i casi, ci siamo rifiutati perché, dopo ampie discussioni tenute in assemblee pubbliche, non abbiamo ritenuto la costituzione di una commissione ambiente uno strumento utile per tutelare la salute dell'ambiente e dei cittadini, pertanto abbiamo democraticamente bocciato la proposta.
E' evidente l'abissale differenza tra informare i soci e i simpatizzanti su una lodevole iniziativa rivolta ai cittadini per la pulizia di una strada pubblica, quindi a favore della nostra comunità, rispetto a quella di allearsi con rappresentanti del Consiglio comunale per sostenere iniziative politiche. Accostare le due situazioni è quindi un pretesto per alzare un polverone su AttivaLizzano, montando una polemica infondata e pretestuosa, segno ne è anche l’utilizzo dello strumento (Facebook) essendo molto utile per fare campagna politica a buon mercato e gettando discredito su un’associazione di cui, lo stesso diffamatore, è socio e pertanto, a maggior ragione, ne dovrebbe conoscere regole ed usi.
Ci dispiace che la condivisione di un’informazione su un’iniziativa a tutela del nostro ambiente abbia dato adito a simili commenti e ci duole intervenire su chi, invece di porsi in un'ottica costruttiva, è pronto a screditare AttivaLizzano che da diversi anni si impegna nella difesa del diritto alla salute dei cittadini e del loro ambiente.
Ribadiamo che l’associazione è apartitica e i soci nella loro vita privata sono liberi di schierarsi, ma auspichiamo che le energie dei nostri concittadini vadano investite in dialoghi più edificanti e costruttivi per l’intera comunità e non per farsi pubblicità celando singoli interessi politici.
AttivaLizzano
18 marzo 2014
Li dove c’era l’erba ora c’è… discarica Vergine e dintorni
di Gaetano De Monte, Siderlandia.it
“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza”, affermava John Pulitzer, e portare alla luce del giorno questi segreti, descriverli, rendendoli ridicoli agli occhi di tutti è quello che si propone di fare chi cerca la verità. La storia che stiamo per raccontarvi vuole indagare le vicende di un lembo di terra ionica, precisamente dell’Isola Amministrativa chiamata “Taranto B”, distante 18 km dal capoluogo: un’area compresa tra i comuni di Lizzano, Faggiano, Roccaforzata, Fragagnano, Monteparano.
Questa zona, che abbraccia campagne dagli uliveti secolari, rigogliosi vigneti curati dalla sapienza dei maestri contadini, scenario inconfondibile delle grandi dimore storiche e delle antiche masserie, per quasi 40 anni è stata utilizzata come discarica incontrollata da parte di tutta la Provincia (ma anche da altre province, soprattutto del settentrione), senza che vi siano mai stati controlli né quindi alcuna bonifica. Chissà cosa scriverebbe Vitruvio, che circa 2000 anni fa elogiava la bellezza e il dolce frutto degli ulivi pugliesi, unici al mondo, e i doni della terra. Questa stessa terra è diventata merce di scambio nel “do ut des” con una presunta modernità: prima c’è stata l’ingombrante presenza di cave di estrazione di tufi; successivamente gli stessi gestori delle cave, con la complicità di amministratori e politici compiacenti, hanno destinato quel territorio al conferimento di rifiuti. Per noi, oltre al danno, anche la beffa; per qualcuno, come Giuseppe Vergine, proprietario dell’omonima discarica e titolare ormai di un “marchio” nella gestione dei rifiuti – pubblicizzato da un po’ tutti i media “ufficiali” locali – occasione perfetta per lucrosi guadagni. Sulle spalle e sulla pelle dell’intera provincia di Taranto, ovviamente, e sulla salute dei cittadini di Lizzano, in particolare: i quali, per via della vicinanza dal centro abitato, circa 2 km, sono i più esposti ai veleni della Vergine. Ormai già da alcuni anni gli abitanti accusano gli effetti di questa situazione: cefalee, nausea, vomito, dissenteria, irritazione alla bocca e alla gola, bruciore allo stomaco, irritabilità e depressione. Ma non solo: negli ottocento esposti che contengono testimonianze e dati scientifici, presentati alle autorità competenti dall’associazione AttivaLizzano – che da anni vigila sulle problematiche del territorio sul diritto alla salute dei residenti –, si fa riferimento a tantissimi casi di asma, a numerosissimi casi di tumori (leucemie, linfomi, carcinomi alla mammella, sarcomi ossei, carcinomi ai polmoni, al fegato), a problemi alla tiroide (ipotiroidismo, congenito ed acquisito, ipertiroidismo e carcinomi).
I dati e le considerazioni prodotte dall’ARPA in particolare, evidenziano inequivocabilmente “la presenza di esalazioni di acido solfidrico provenienti dalla discarica Vergine s.p.a. in quantità tali da arrecare danni alla salute dei cittadini”. Gli studi scientifici permettono qui di asserire il nesso di causa-effetto tra le concentrazioni di acido solfidrico presenti nell’aria e i sintomi lamentati dalla popolazione lizzanese. Le conclusioni diffuse dall’Organizzazione Mondiale Della Sanità evidenziano che, dati livelli di acido solfidrico identici a quelli rilevati nel territorio di Lizzano (0,038 ppm e 0,013 ppm), è possibile riscontrare effetti come: bruciore agli occhi e al naso, tosse, mal di testa, odore sgradevole, difetti neuropsicologici. Tutti disturbi lamentati e denunciati dalla popolazione lizzanese negli esposti già menzionati.
La discarica per rifiuti speciali ex 2B “Mennole” della società Vergine riceve rifiuti molto pericolosi: tra gli altri, conce di pellame contenenti cromo, fanghi di depurazione; i materiali provengono da tutta Italia e la volumetria del sito è di 1.080.000 m³. La sua storia inizia nel 2003 con un iter autorizzativo singolare e controverso. Nel 2008 è entrata in esercizio; subito dopo si dà l’avvio alla seconda discarica Vergine per rifiuti speciali, la “Palombara”: un sito con una volumetria di 2.288.000 m³, vicinissimo al centro abitato (1.500 metri). L’apertura di questa nuova discarica di dimensioni enormi – quasi 3 volte superiore a quella precedente – è stata fatta passare per “un ampliamento”. Anche qui, nel rilascio della Valutazione di impatto ambientale, l’iter è stato grottesco. Non è stato infatti preso in considerazione l’effetto cumulativo di 40 anni di sversamenti, ciò malgrado fosse già evidente una carenza negli strati di impermeabilizzazione, oggi palesata dalla relazione tecnica di un’equipe di ingegneri (secondo la quale mancherebbe 1 metro di strato di impermeabilizzazione). Dal 1982, infatti, tutte le discariche devono sottostare al DPR 915/82 che obbliga all’impermeabilizzazione dell’impianto per evitare che vengano contaminate le falde acquifere ed il terreno. Tuttavia, proprio la presenza in quella zona di discariche incontrollate, precedenti all’emanazione della norma, fa temere l’eventualità di una contaminazione. Intanto la proprietà ha addirittura chiesto nei mesi scorsi alla Regione Puglia di poter aumentare per tre volte la quantità e la pericolosità dei rifiuti da ricevere. Un’attività che determina un giro d’affari milionario. Eppure la discarica Vergine ha reso più povera Lizzano: privando gli abitanti del piacere di una serata all’aperto, del profumo della mattina, del diritto alla salute, e della stessa dignità dell’esistenza. La discarica Vergine sta trasformando Lizzano e i comuni vicini in una sua appendice imponendo un odore terribile, insopportabile, nauseabondo.
Questa zona, che abbraccia campagne dagli uliveti secolari, rigogliosi vigneti curati dalla sapienza dei maestri contadini, scenario inconfondibile delle grandi dimore storiche e delle antiche masserie, per quasi 40 anni è stata utilizzata come discarica incontrollata da parte di tutta la Provincia (ma anche da altre province, soprattutto del settentrione), senza che vi siano mai stati controlli né quindi alcuna bonifica. Chissà cosa scriverebbe Vitruvio, che circa 2000 anni fa elogiava la bellezza e il dolce frutto degli ulivi pugliesi, unici al mondo, e i doni della terra. Questa stessa terra è diventata merce di scambio nel “do ut des” con una presunta modernità: prima c’è stata l’ingombrante presenza di cave di estrazione di tufi; successivamente gli stessi gestori delle cave, con la complicità di amministratori e politici compiacenti, hanno destinato quel territorio al conferimento di rifiuti. Per noi, oltre al danno, anche la beffa; per qualcuno, come Giuseppe Vergine, proprietario dell’omonima discarica e titolare ormai di un “marchio” nella gestione dei rifiuti – pubblicizzato da un po’ tutti i media “ufficiali” locali – occasione perfetta per lucrosi guadagni. Sulle spalle e sulla pelle dell’intera provincia di Taranto, ovviamente, e sulla salute dei cittadini di Lizzano, in particolare: i quali, per via della vicinanza dal centro abitato, circa 2 km, sono i più esposti ai veleni della Vergine. Ormai già da alcuni anni gli abitanti accusano gli effetti di questa situazione: cefalee, nausea, vomito, dissenteria, irritazione alla bocca e alla gola, bruciore allo stomaco, irritabilità e depressione. Ma non solo: negli ottocento esposti che contengono testimonianze e dati scientifici, presentati alle autorità competenti dall’associazione AttivaLizzano – che da anni vigila sulle problematiche del territorio sul diritto alla salute dei residenti –, si fa riferimento a tantissimi casi di asma, a numerosissimi casi di tumori (leucemie, linfomi, carcinomi alla mammella, sarcomi ossei, carcinomi ai polmoni, al fegato), a problemi alla tiroide (ipotiroidismo, congenito ed acquisito, ipertiroidismo e carcinomi).
I dati e le considerazioni prodotte dall’ARPA in particolare, evidenziano inequivocabilmente “la presenza di esalazioni di acido solfidrico provenienti dalla discarica Vergine s.p.a. in quantità tali da arrecare danni alla salute dei cittadini”. Gli studi scientifici permettono qui di asserire il nesso di causa-effetto tra le concentrazioni di acido solfidrico presenti nell’aria e i sintomi lamentati dalla popolazione lizzanese. Le conclusioni diffuse dall’Organizzazione Mondiale Della Sanità evidenziano che, dati livelli di acido solfidrico identici a quelli rilevati nel territorio di Lizzano (0,038 ppm e 0,013 ppm), è possibile riscontrare effetti come: bruciore agli occhi e al naso, tosse, mal di testa, odore sgradevole, difetti neuropsicologici. Tutti disturbi lamentati e denunciati dalla popolazione lizzanese negli esposti già menzionati.
La discarica per rifiuti speciali ex 2B “Mennole” della società Vergine riceve rifiuti molto pericolosi: tra gli altri, conce di pellame contenenti cromo, fanghi di depurazione; i materiali provengono da tutta Italia e la volumetria del sito è di 1.080.000 m³. La sua storia inizia nel 2003 con un iter autorizzativo singolare e controverso. Nel 2008 è entrata in esercizio; subito dopo si dà l’avvio alla seconda discarica Vergine per rifiuti speciali, la “Palombara”: un sito con una volumetria di 2.288.000 m³, vicinissimo al centro abitato (1.500 metri). L’apertura di questa nuova discarica di dimensioni enormi – quasi 3 volte superiore a quella precedente – è stata fatta passare per “un ampliamento”. Anche qui, nel rilascio della Valutazione di impatto ambientale, l’iter è stato grottesco. Non è stato infatti preso in considerazione l’effetto cumulativo di 40 anni di sversamenti, ciò malgrado fosse già evidente una carenza negli strati di impermeabilizzazione, oggi palesata dalla relazione tecnica di un’equipe di ingegneri (secondo la quale mancherebbe 1 metro di strato di impermeabilizzazione). Dal 1982, infatti, tutte le discariche devono sottostare al DPR 915/82 che obbliga all’impermeabilizzazione dell’impianto per evitare che vengano contaminate le falde acquifere ed il terreno. Tuttavia, proprio la presenza in quella zona di discariche incontrollate, precedenti all’emanazione della norma, fa temere l’eventualità di una contaminazione. Intanto la proprietà ha addirittura chiesto nei mesi scorsi alla Regione Puglia di poter aumentare per tre volte la quantità e la pericolosità dei rifiuti da ricevere. Un’attività che determina un giro d’affari milionario. Eppure la discarica Vergine ha reso più povera Lizzano: privando gli abitanti del piacere di una serata all’aperto, del profumo della mattina, del diritto alla salute, e della stessa dignità dell’esistenza. La discarica Vergine sta trasformando Lizzano e i comuni vicini in una sua appendice imponendo un odore terribile, insopportabile, nauseabondo.
Gli abitanti di Leonia, una delle “Città invisibili” di Italo Calvino, direbbero, se interrogati, che la loro passione è «il godere delle cose nuove diverse». In effetti, ogni mattina la popolazione di Leonia «indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall’ultimo modello d’apparecchio». Ogni mattina, però, «i resti della Leonia d’ieri aspettano il carro dello spazzaturaio», e i netturbini sono «accolti come angeli», perché a mano a mano che i leoniani si distinguono nella loro ricerca delle novità, «una fortezza di rimasugli indistruttibili» circonda la città, «la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagna”.
Gli abitanti di Lizzano e l’associazione AttivaLizzano invece combattono una battaglia per essere tutelati nel diritto ad un ambiente salubre e nel diritto alla salute (art. 32 della Costituzione Italiana). Ed hanno più volte chiesto agli amministratori e agli Enti Locali che prima di continuare a rilasciare deroghe e di permettere alla discarica di proseguire le sue attività, vengano considerati i problemi riguardanti l’ambiente e le patologie ad esso connesse; di accertare, tramite adeguate mappe epidemiologiche e registro tumori, gli eventuali danni conseguenti l’inquinamento. Ma gli enti competenti, a causa della latitanza delle istituzioni, non hanno quasi mai effettuato indagini e controlli diversi da quelli finora presentati – e che invece il principio di massima precauzione richiede. Più volte è stata ribadita da diverse parti la necessità di specifici carotaggi nelle vasche attive e in quelle dismesse, in modo da valutare correttamente lo stato delle impermeabilizzazioni e la composizione di tutto ciò che è stato ed è attualmente conferito per accertare, eventualmente, anche la presenza di rifiuti radioattivi nascosti nelle vaste vasche delle ormai esaurite discariche precedenti.
E’ comunque impensabile un ulteriore aumento della quantità dei rifiuti che la discarica Vergine riceve ogni giorno. Anche perché gravi ombre pesano sulla stessa gestione: i dirigenti della società sono stati infatti chiamati in causa in 3 processi per traffico illecito di rifiuti: “El Dorado” del 2003, “Ragnatela” del Giugno 2010 e “Spiderman” del Febbraio 2010 – quest’ultimo procedimento ha portato all’arresto di Antonio Anglano, tarantino, residente a San Giorgio Ionico. In pratica succedeva che tonnellate di rifiuti speciali pericolosi venivano conferiti dalle aziende della Val di Sangro alla Di Florio Srl, impianto di stoccaggio e selezione di Cerratina, frazione del comune di Lanciano. Da lì i rifiuti venivano trattati in modo fittizio e inviati nelle discariche di Cerratina, a due passi dal predetto impianto, e nella discarica Vergine di Taranto, con documentazione falsa. E questo stratagemma sarebbe ormai usato e collaudato dall’azienda poiché consente di far risparmiare notevoli somme sulla tassa regionale. E’ ovvio come ci sia poco da fidarsi…
Della società Vergine ad un certo punto non si è fidata neanche più la Regione Puglia; nei mesi scorsi infatti, a seguito di accertamenti effettuati presso il sito da parte dell’Arpa, Dipartimento Taranto, e dalla Polizia Provinciale, sono state riscontrate “inosservanze di prescrizioni normative ed autorizzative”. In particolare, è stata ipotizzata una cattiva gestione dei rifiuti, a causa della mancata copertura giornaliera degli stessi – che avrebbe provocato la dispersione di odori – e della creazione di un dreno non autorizzato per raccogliere acqua piovana dal fondo – operazione che potrebbe determinare la rottura del telo impermeabilizzante che ricopre la parte inferiore della vasca. La Regione, in qualità di Autorità Competente, ha di conseguenza ammonito la Società Vergine al ripristino delle regolari condizioni di esercizio della discarica in località Palombara, sospendendo per dieci giorni l’Autorizzazione Integrata Ambientale, in attesa che la proprietà ottemperasse ai suoi ordini. “Una misura cautelare”, si era affrettato a specificare Lorenzo Nicastro, assessore regionale all’ecologia, “per tutelare l’ambiente e la salute”. Un provvedimento che è svanito come una bolla di sapone: dopo soli cinque giorni la Regione ha fatto dietrofront e successivamente anche una sentenza del Tar ha autorizzato la riapertura dell’impianto specificando “che i rifiuti abbancati risultano essere stati coperti e così pure i rifiuti interessati dalla costruzione del dreno; inoltre che i lavori relativi alla costruzione del dreno sono avvenuti a distanza di sicurezza dall’argine impermeabilizzato, cioè a circa undici metri dallo stesso”; “che, trattandosi di lavori sostanzialmente inerenti all’ordinaria gestione della discarica e non importanti particolari rischi, la realizzazione del dreno non abbisognava di una specifica autorizzazione da parte degli Enti preposti al settore”. Nel dispositivo, si legge inoltre, “che quando nell’abitato di Lizzano si riscontrava la diffusa e permanente presenza di odore molesto era stata altresì accertata la sostanziale difficoltà dell’accertamento del legame delle attività svolte in discarica e le immissioni odorifiche e l’impossibilità, inoltre, di considerare provato il nesso causale sussistente tra le emissioni e lo stoccaggio dei rifiuti in discarica”. Della serie, “lavamose le mani e mors tua, vita mea”, insomma.
E’ comunque impensabile un ulteriore aumento della quantità dei rifiuti che la discarica Vergine riceve ogni giorno. Anche perché gravi ombre pesano sulla stessa gestione: i dirigenti della società sono stati infatti chiamati in causa in 3 processi per traffico illecito di rifiuti: “El Dorado” del 2003, “Ragnatela” del Giugno 2010 e “Spiderman” del Febbraio 2010 – quest’ultimo procedimento ha portato all’arresto di Antonio Anglano, tarantino, residente a San Giorgio Ionico. In pratica succedeva che tonnellate di rifiuti speciali pericolosi venivano conferiti dalle aziende della Val di Sangro alla Di Florio Srl, impianto di stoccaggio e selezione di Cerratina, frazione del comune di Lanciano. Da lì i rifiuti venivano trattati in modo fittizio e inviati nelle discariche di Cerratina, a due passi dal predetto impianto, e nella discarica Vergine di Taranto, con documentazione falsa. E questo stratagemma sarebbe ormai usato e collaudato dall’azienda poiché consente di far risparmiare notevoli somme sulla tassa regionale. E’ ovvio come ci sia poco da fidarsi…
Della società Vergine ad un certo punto non si è fidata neanche più la Regione Puglia; nei mesi scorsi infatti, a seguito di accertamenti effettuati presso il sito da parte dell’Arpa, Dipartimento Taranto, e dalla Polizia Provinciale, sono state riscontrate “inosservanze di prescrizioni normative ed autorizzative”. In particolare, è stata ipotizzata una cattiva gestione dei rifiuti, a causa della mancata copertura giornaliera degli stessi – che avrebbe provocato la dispersione di odori – e della creazione di un dreno non autorizzato per raccogliere acqua piovana dal fondo – operazione che potrebbe determinare la rottura del telo impermeabilizzante che ricopre la parte inferiore della vasca. La Regione, in qualità di Autorità Competente, ha di conseguenza ammonito la Società Vergine al ripristino delle regolari condizioni di esercizio della discarica in località Palombara, sospendendo per dieci giorni l’Autorizzazione Integrata Ambientale, in attesa che la proprietà ottemperasse ai suoi ordini. “Una misura cautelare”, si era affrettato a specificare Lorenzo Nicastro, assessore regionale all’ecologia, “per tutelare l’ambiente e la salute”. Un provvedimento che è svanito come una bolla di sapone: dopo soli cinque giorni la Regione ha fatto dietrofront e successivamente anche una sentenza del Tar ha autorizzato la riapertura dell’impianto specificando “che i rifiuti abbancati risultano essere stati coperti e così pure i rifiuti interessati dalla costruzione del dreno; inoltre che i lavori relativi alla costruzione del dreno sono avvenuti a distanza di sicurezza dall’argine impermeabilizzato, cioè a circa undici metri dallo stesso”; “che, trattandosi di lavori sostanzialmente inerenti all’ordinaria gestione della discarica e non importanti particolari rischi, la realizzazione del dreno non abbisognava di una specifica autorizzazione da parte degli Enti preposti al settore”. Nel dispositivo, si legge inoltre, “che quando nell’abitato di Lizzano si riscontrava la diffusa e permanente presenza di odore molesto era stata altresì accertata la sostanziale difficoltà dell’accertamento del legame delle attività svolte in discarica e le immissioni odorifiche e l’impossibilità, inoltre, di considerare provato il nesso causale sussistente tra le emissioni e lo stoccaggio dei rifiuti in discarica”. Della serie, “lavamose le mani e mors tua, vita mea”, insomma.
Mentre scrivo guardo un documentario: “Waste Land”, una testimonianza meravigliosa di come l’arte possa riscattare anche una situazione disperata. Nella “terra degli scarti” non ci sono solo i rifiuti, ma gli stessi “catadores”, gli abitanti della discarica Jardim Gramacho, il sito di raccolta di spazzatura più grande del mondo, che si trova vicino Rio de Janeiro, in Brasile. I “catadores” sono persone che passano le loro giornate in mezzo a questi rifiuti, differenziando i materiali ammucchiati in questa enorme distesa di immondizia. Basta guardare le facce di questi catadores per capire che la loro vita non sarà più la stessa. E la nostra?
Depuratore Lizzano: il Noe sequestra atti in Comune
di CosmoPolis Il Giornale dei Popoli Mediterranei
I carabinieri del Noe di Lecce stanno sequestrando proprio in queste ore, presso il municipio di Lizzano, gli atti che riguardano le ordinanze sindacali che consentirono al depuratore di scaricare nella falda acquifera
11 marzo 2014
ATTIVALIZZANO RIVENDICA LE SUE RAGIONI CONDANNANDO I POLITICI
11/03/2014,
AttivaLizzano si pronuncia sul sequestro del depuratore ricordando che fin dal 2011 la stessa associazione denuncia l’inefficienza del depuratore e si ricorda che a causa di ciò ha subito una diffida da parte degli stessi gestori della Purima, gestore del Depuratore. Si fa cenno inoltre che ancora una volta è la magistratura a doversi sobbarcare gli oneri della politica che, ahinoi, anche in questa occasione è latitante
AttivaLizzano si pronuncia sul sequestro del depuratore ricordando che fin dal 2011 la stessa associazione denuncia l’inefficienza del depuratore e si ricorda che a causa di ciò ha subito una diffida da parte degli stessi gestori della Purima, gestore del Depuratore. Si fa cenno inoltre che ancora una volta è la magistratura a doversi sobbarcare gli oneri della politica che, ahinoi, anche in questa occasione è latitante
10 marzo 2014
Depuratore spento dal giudice, rischio tilt
TR NEWS.it , 10 Marzo 2014
Dopo il sequestro, il tribunale di taranto revoca
anche la facoltà d'uso al depuratore di Lizzano. Rischio tilt. L'Aqp deve
immediatramente correre ai ripari.
LIZZANO- Dopo
il sequestro del 18 febbraio scorso, è stata ritirata la facoltà d’uso per il
depuratore di Lizzano, che serve anche i comuni di Fragagnano e San Marzano di
San Giuseppe. Una decisione eclatante quella del gip del Tribunale di Taranto,
Vilma Gilli. Pura Depurazioni, società controllata da Aqp, non avrebbe,
infatti, adeguato l’impianto, che scarica nel canale Ostone, dopo i sigilli
apposti dal Noe di Lecce.

Nel frattempo, però, la società di Aqp non ha provveduto all’adeguamento.
Ora è rischio caos, perchè il depuratore è fermo e si dovrà provvedere con il
trasporto tramite bottini presso altro impianto.
AttivaLizzano: “Vogliamo garanzie Noi non molliamo"
Taranto sera , 8 Marzo 2014
LA CONFERENZA
LIZZANO – Il comitato AttivaLizzano rompe il silenzio e dopo
il pronunciamento del Tribunale e del Riesame sul sequestro della discarica
Vergine, stamattina, ha illustrato obiettivi e propositi di una battaglia
ambientale che ha ottenuto i primi risultati.
Con l’ausilio dell’avvocato Francesco Nevoli, l’associazione
ha illustrato la storia passata, recente e futura dell’ambiente a Lizzano.
Un ambiente spesso martoriato dai cattivi odori che, dopo le
segnalazioni dell’associazione e dei
cittadini, i controlli dell’Arpa e il sequestro del Noe è stato appurato che
provengono dall’impianto di stoccaggio dei rifiuti.
“Finora ci siamo astenuti dal fare dichiarazioni – ci dice
il presidente Angelo Del Vecchio - perché
aspettavamo la sentenza del Riesame che ha confermato i sigilli alla discarica.
Ora ci aspettiamo che l’azienda si adegui alle norme creando, cioè, quella
linea di inertizzazione che manca e che gli esperti dicono essere la causa
della puzza in città”.
Alla conferenza stampa è intervenuto anche Eugenio Giordano,
attivista della Terra dei Fuochi che plaude all’operato del comitato: “Una
lotta simile a quella condotta in Campania e che va sostenuta perché quando si
parla di salute bisogna difenderla”.
23 febbraio 2014
SEQUESTRO DEL DEPURATORE CONSORTILE
23/02/2014
Sequestro del Depuratore Consortile da parte dell’AG a causa del suo cattivo funzionamento.
Sequestro del Depuratore Consortile da parte dell’AG a causa del suo cattivo funzionamento.
21 febbraio 2014
Domenica la manifestazione «Per la nostra aria, per la nostra vita»
Ambiente, bambini mobilitati per l’evento
Domenica
la manifestazione «Per la nostra aria, per la nostra vita»

«L’iniziativa
intende ribadire il diritto alla salute che – proseguono gli attivisti - viene
negato dalla scorretta gestione dei rifiuti. Durante la serata, saranno esposti
i lavori realizzati da bambini e ragazzi nell’ambito della
rassegna
dal tema “Aria, aria, aria: insieme per (continuare a) respirare». Le parole
dei soci colpiscono particolarmente, per la semplicità ma allo stesso tempo,
per la forza dei contenuti. «I bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti di
Lizzano non pretendono l’impossibile, ma vogliono solo poter respirare,
giocare, lavorare, nella propria terra senza la costrizione di chiudersi in
casa dove, peraltro, anche con porte e finestre sigillate, l’acido
solfidrico
si insinua e ne sconvolge l’esistenza. AttivaLizzano fa appello a tutti coloro
che hanno a cuore la salute
delle
persone e dell’ambiente, invitandoli a partecipare numerosi dimostrando il
proprio affetto per la nostra
terra.
Sono benvenuti gli slogan e gli striscioni per la nostra aria, ma non i simboli
di partiti».
Ancora
una volta dunque, l'associazione prende le distanze dai movimenti politici,
seppur impegnati sullo
stesso
piano. La sensazione è che non si voglia marchiare questa battaglia, tutta
civica, con alcun colore politico.
A dire
il vero, era stato lo stesso consigliere di minoranza, Antonio Lecce, del
partito democratico a sottolineare
proprio
questo aspetto. «Mi permetto, in questa fase, anche di richiamare un po’ Attiva
Lizzano che, per un certo periodo di tempo, ha tenuto fuori partita la
politica. Io credo invece che la collaborazione tra le parti, così come nei
mesi scorsi è avvenuto, non possa che fare bene alla nostra comunità e
rafforzare la nostra voce comune».
(di Lucia J. IAIA, Q Provincia Taranto, 21
Febbraio 2014)
Lizzano, dopo il sequestro «Chiarezza sul depuratore»
Lizzano, dopo il sequestro «Chiarezza sul depuratore»
Mozione
dell’opposizione all’amministrazione Macripò
L’opposizione
chiede chiarimenti su quanto sta accadendo in questi giorni, sopratutto sul
fronte
ambientale. “In merito al sequestro del depuratore consortile – scrive Antonio
Clemente Cavallo - si
rende
necessario promuovere provvedimenti utili ad evitare l’inquinamento del mare,
del
canale
“Ostone” e delle campagne prospicienti l’attraversamento
dello
stesso canale”. Indispensabile dunque, una mozione consiliare rivolta al sindaco
Dario Macripò. “Ci soffermiamo sulle motivazioni fornite dall’autorità
giudiziaria, che ha apposto i sigilli all’impianto
depurativo
per il mancato rispetto di precise norme di legge in materia. Per essere
più
precisi, per il superamento degli indici degli agenti inquinanti e per mancanza
dell’autorizzazione
provinciale
allo scarico da parte di Acquedotto Pugliese. Il sequestro disposto– chiarisce
il consigliere
comunale
del Giglio per Lizzano - non fa venire meno, tuttavia, l’uso dell’impianto e,
per questo, al fine di evitare conseguenze negative per l’intera zona di marina
di Lizzano e non solo, si rende necessario cessare immediatamente lo scarico
nel canale (e al mare), adottando provvedimenti volti al riutilizzo della falda
marina, come già avvenuto nei periodi estivi degli ultimi due anni, attraverso apposite
ordinanze sindacali”.
La
richiesta di un intervento immediato è evidente. “Il consiglio comunale,
pertanto, impegna la giunta ed il sindaco ad adottare immediatamente i
provvedimenti necessari per dirottare in falda marina le acque reflue del
depuratore consortile, come da progetto iniziale dell’impianto, al fine di preservare
la bontà delle acque marine del nostro territorio, preservando così anche la salute
di tutti i cittadini bagnanti della zona”. Ovviamente, l’auspicio poi, è quello
di una risoluzione definitiva del problema. “Attendiamo- conclude Cavallo -modifiche
tecniche e miglioramenti tecnologici dell’impianto capaci di garantire l’assoluta
salubrità delle acque di scarico dell’impianto depurativo”. Ricordiamo che,
nella giornata di martedì, a parziale conclusione di indagini d’iniziativa,
avviate dopo i numerosi esposti presentati da associazioni ambientaliste e da
cittadini, i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Lecce, coadiuvati
dalla locale stazione carabinieri, hanno dato esecuzione al decreto di
sequestro preventivo, emesso dal gip del tribunale
di
Taranto, Vilma Gilli, su richiesta del pm, Lanfranco Marazia, relativo allo
scarico del depuratore consortile di acque reflue urbane. Il provvedimento
cautelare, supportato anche da analisi e campionamenti che hanno accertato il
superamento dei parametri di inquinamento tabellari previsti dalla normativa
vigente,
scaturisce
dunque, proprio dalla necessità di impedire che dal canale giungano in mare sostanze
dannose per la salute, con un’elevata concentrazione di organismi batterici. Al
momento, l'ipotesi di reato contestata al legale rappresentante della società
che gestisce l’impianto di depurazione e' quella del getto pericoloso
di
cose mediante il superamento dei limiti tabellari previsti dalle norme vigenti.
(di Lucia J. IAIA, Q
Provincia Taranto, Giovedì 20 Febbraio 2014)
20 febbraio 2014
Mare salvo, inquinato tutto il resto
« Mare salvo,
inquinato tutto il resto ››
Pm e gip criticano la
decisione del sindaco di portare i reflui del depuratore nella falda
«Non bisogna avere
paura di questo provvedimento relativo al sequestro della condotta che collega
il depuratore consortile al canale Ostone››.
Dario Macripò, sindaco di
centrodestra di Lizzano, ha commentato cosi ieri alla «Gazzetta» la notizia del
sequestro eseguito dai carabinieri del Noe di Lecce, guidati dal maggiore Nicola Candido, dopo il
decreto firmato dal gip di Taranto Vilma Gilli. Eppure se non paura, quanto
meno un pochino di preoccupazione il sindaco Macripò dovrebbe averla. Alla «Gazzetta»
ha spiegato che, a suo parere, il depuratore «ha sempre funzionato bene» e che alla
base del sequestro potrebbe esservi la mancanza dell'autorizzazione allo
scarico. Ma le cose non stanno proprio così. Innanzitutto perché la mancanza di
autorizzazione avrebbe dato luogo, nella peggiore delle ipotesi, a un
provvedimento amministrativo e non a un sequestro penale. In secondo luogo ,qualche
serio dubbio sul corretto funzionamento dell`impianto dovrebbe sorgere, visto che
tutte quelle sostanze nocive finite nelle acque hanno causato da un lato
fenomeni visibili a occhio nudo come le chiazze e la colorazione del mare (fenomeni
denunciati dalla «Gazzetta» nell'estate del 2012) e dall'altro le conseguenze
individuate grazie alle analisi e ai campionamenti che hanno certificato il
superamento di alcuni limiti. Ma oltre a questo, è sufficiente leggere le sei
pagine del decreto di sequestro firmato dal giudice per le indagini preliminari
Gilli per capire che anche l`operato del sindaco e finito nel mirino degli
investigatori. In particolare il gip spiega che l’iniziativa del sindaco di
sversare le acque dei reflui del depuratore in falda - iniziativa assunta alla
vigilia delle ultime estati proprio per evitare che gli scarichi, tramite il
canale Ostone, arrivassero direttamente a mare - «non solo si pone in netta
antitesi» con le norme sancite dal Testo unico sull’ambiente, ma soprattutto
«non costituisce in alcun modo un’efficace soluzione al problema». Il giudice Gilli,
inoltre, richiama quanto scritto dal pubblico ministero Lanfranco Marazia che
ha condotto le indagini e chiesto il sequestro del canale, chiarendo che
l'azione del sindaco altro non e che una «mera sostituzione della matrice
ambientale attinta dal fattore inquinante(di per sé inalterato ed anzi reso cosi
ancor più insidioso): in luogo delle acque cristalline dello splendido Litorale
di Lizzano che durante il periodo estivo sono sotto gli occhi di migliaia di bagnanti,
si sceglie di inquinare Ia sottostante falda acquifera, con effetto non
immediatamente percepibili da parte della collettività, ma ancor più pregiudizievoli
per l'intero ecosistema della zona». Insomma l’azione del sindaco di sversare i
reflui nella falda salva le acque costiere - ma poi nemmeno tanto visti gli
esiti - ma pregiudica in maniera più critica, secondo gli inquirenti,
l'ecosistema del Iterritorio: «Si pensi solo – scrive per chiarire il pm
Marazia – alla contaminazione di acque potabili e destinate all’allevamento e
all'agricoltura››. Un'ordinanza, quindi, «discutibile» secondo il giudice
Gilli. ll sindaco Macripò, che non è iscritto nel registro degli indagati, ha
sicuramente con la sua azione prodotto «da subito miglioramenti delle acque
costiere» limitando o eliminando temporaneamente le problematiche derivanti
dallo scarico del canale «Ostone›› che hanno fatto infuriare bagnanti e gestori
degli stabilimenti balneari, ma, secondo quanto emerge dagli atti
dell'inchiesta, potrebbe aver creato non pochi problemi all'ambiente del
territorio di Lizzano.
(Di Francesca Casula, La Gazzetta di Taranto, 20
Febbraio 2014)
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