L’ordinanza n. 58 del 13.11.2015 il Sindaco di Taranto ha imposto ai
proprietari dei terreni su cui insiste la “discarica Vergine” per rifiuti speciali
non pericolosi, l’avvio dei lavori di rimozione e smaltimento del percolato
presente all’interno della discarica, nonché la predisposizione di un piano
finalizzato ad evitarne il successivo accumulo. Gli stessi proprietari hanno
immediatamente impugnato detta ordinanza facendo ricorso al TAR di Lecce. In
data 13.01.2016 – un’ordinanza è stata emessa di sospensiva dell’atto impugnato
e poi - in data 4.5.2016 - ha ottenuto una sentenza favorevole. Sorge il logico
dubbio che molto spesso le ordinanze sindacali, specie se trattano di problemi ambientali,
siano facilmente impugnabili fornendo l’alibi agli amministratori. Tale
sentenza è stata facilitata grazie al fatto che nessun comune, oltre a quello
di Taranto, si è costituito e quindi neanche Lizzano, Fragagnano, Faggiano,
Monteparano e Roccaforzata. Specifica inoltre il TAR che tali misure non
potevano essere imposte dal Sindaco, essendo di competenza della Provincia,
la quale, a nostro avviso, si è limitata
al tentativo di dichiarare le criticità della discarica come “interesse pubblico”
con la manifesta intenzione di volturare l’AIA ad altro soggetto. È bene
ricordare che fin dal 10/02/2014, data del sequestro preventivo della discarica
Vergine, l’impianto di Palombara versa in pessime condizioni per via del
percolato che, fuoriuscito dagli argini delle vasche anche a causa delle piogge
che si sono susseguite in questi anni, si è riversato sul suolo, aumentando le
già insopportabili esalazioni maleodoranti e il rischio di inquinamento per il
suolo e le falde acquifere. Addirittura, in alcuni punti delle vasche, si sono
verificati degli smottamenti del terreno, mentre l’impianto di Mennole versa in
totale stato di abbandono e degrado con grave rischio ambientale. Tutte queste
criticità sono state denunciate dalle istituzioni interessate (Noe di Lecce,
ARPA, Polizia Provinciale, Provincia di Taranto, Comune di Taranto, etc.), ma, ad
oggi ancora nessuno ha dato inizio alla messa in sicurezza e bonifica dei siti.
Per giunta, le fidejussioni della discarica, versate in garanzia di eventuali
danni causati all’ambiente, sono state inspiegabilmente restituite dalla Provincia
di Taranto alla società “Vergine”. Ad oggi, quindi, siamo in una fase di stallo,
anzi di regresso perché la sentenza del TAR di Lecce del 4/5/2016 ha notevolmente
ridotto i soggetti che potenzialmente possono risarcire il danno all’ambiente
ed ai cittadini. AttivaLizzano imputa il perdurare di questa situazione esclusivamente
al Comune ed alla Provincia di Taranto in quanto continuano ad essere
totalmente latitanti nei loro doveri di tutori e rappresentanti dei cittadini
come prescrive la legge D.Lgs. 152/2006 art. 244 , comma 4, Ad oggi e chissà
ancora per quanto tempo le comunità limitrofe delle discariche Vergine e
Mennole saranno costrette ad attendere i tempi biblici della giustizia con
tutte le conseguenze che ne scaturiranno( inquinamento di falde, insalubrità
dell’aria con conseguente aumento di malattie neoplastiche ). Per discutere delle emergenze, prima
menzionate, c’è stato soltanto un incontro il 25/02/2016, presso l’assessorato
all’Ambiente della Regione Puglia, dove, dietro nostre insistenze, siamo
riusciti a farci invitare, ma solo come uditori. In quell’occasione erano presenti
tutte le Istituzioni, sia territoriali che regionali, tranne l’ARPA. In
quell’incontro fu deciso che l’Organo competente avrebbe dovuto accertare un eventuale
superamento della CSC (concentrazione soglia contaminazione) al fine di far
istituire all’Ente Regionale un apposito fondo per l’esecuzione degli interventi
di messa in sicurezza. Il 1° luglio scorso, il Dirigente della sezione ciclo
rifiuti e bonifica della Regione - Ing. Scannicchio - ha istituito un tavolo
tecnico, per poi rinviarlo all’8 luglio scorso, invitando Provincia di Taranto,
Comune di Taranto, ARPA e ASL e per conoscenza al P.M. Lanfranco Marazia. Da
questo incontro sono state escluse tutte le rappresentanze locali, comprese le
associazioni ambientaliste come la nostra. Addirittura la richiesta di partecipazione
è stata rigettata ai consiglieri regionali della commissione ambiente che non
sono stati ammessi neanche come semplici uditori, in piena violazione del
principio di trasparenza. A parere nostro, nulla può essere fatto alle spalle
dei cittadini, a maggior ragione della popolazione, vittima della discarica e
della puzza e neanche in assenza di chi li rappresenta - Comuni, consiglieri ed
associazioni territoriali - anche se si tratta, come asserito dal dirigente, di
un tavolo esclusivamente tecnico. Secondo noi, si è trattato di un incontro
pressoché privato nel quale si prendono decisioni sulla salute pubblica. Tutto
questo ci lascia sgomenti e accresce la sfiducia nelle istituzioni. D'altronde
siamo stati lasciati letteralmente privi di ogni sicurezza ambientale e questo
territorio è stato reso la pattumiera d’Italia per oltre quaranta anni, anche
grazie al concorso delle istituzioni.
Lizzano, 09/07/2016 Associazione
di Volontariato
Nessun commento:
Posta un commento