Il gup di Lecce ha disposto il giudizio per tre imprenditori e per due società
27 gennaio 2017
Gestione discarica “Vergine” Scatta il processo a marzo
di Lino Campicelli, Q Provincia di Taranto, 27 Gennaio 2017
Il gup di Lecce ha disposto il giudizio per tre imprenditori e per due società
Scatta il giudizio, davanti al tribunale di Taranto, per la gestione
abusiva della discarica “Vergine” e per l’attività svolta per ottenere, secondo
l’accusa, un considerevole profitto, senza il rispetto di alcuna prescrizione e,
soprattutto, senza il rispetto di quegli interventi finalizzati al pre-trattamento
dei rifiuti e alla inertizzazione dei fanghi. A disporre il rinvio a giudizio è
stato il gup del tribunale di Lecce dottoressa Antonia Martalò. Ieri è stata
formalizzata ed ammessa la costituzione di parte civile di Legambiente Taranto
e Legambiente Fragagnano (assistiti dall’avvocato Ludovica Coda) e Legambiente
Comitato regionale (assistita dall’avvocato Curci) nei confronti di tutti gli
imputati e delle società. Gli organismi hanno chiesto il risarcimento dei danni
per complessivi 3 milioni di euro (un milione per ciascuna parte civile). Nella
precedente udienza preliminare si erano già costituiti il Comune di Taranto
(con l’avvocato Rosaro Orlando), il comune di Lizzano (con l’avvocato Angelo Masini),
il comune di Fragagnano e l’associazione AttivaLizzano (con l’avvocato
Francesco Nevoli). Gli imputati sono difesi dagli avvocati Daniela Bongiorno,
Raffaele Errico, Gianluca Mongelli e Michele La Forgia. Il processo è stato
programmato davanti al tribunale (collegio presieduto dal dottor Michele
Petrangelo) a partire dal 6 marzo prossimo. In pratica, la discarica “Vergine”,
situata a tre chilometri da Lizzano, sarebbe stata attivata in violazione di
tutte le norme che, se osservate, avrebbero preservato l’incolumità dei
residenti e di quanti abitano nelle aree limitrofe alla discarica. Nel corso
del dibattimento dovranno difendersi dalle accuse Pasquale Moretti, Paolo
Ciervo e Mario Petrelli, rispettivamente responsabile dell’impianto complesso di
discarica per rifiuti speciali non pericolosi situato in località Palombara, e
rappresentanti legali di “Vergine Spa” e “Vergine Srl”. Insieme con le tre
persone fisiche sotto processo figurano le due società per illecito amministrativo.La richiesta di processo formulata dalla distrettuale antimafia (pm Alessio
Coccioli e Lanfranco Marazia) aveva costituito lo snodo delle indagini mirate svolte
dai carabinieri del Noe sulla gestione dell’impianto di discarica per rifiuti
speciali non pericolosi. Gli accertamenti, che avevano poi portato al sequestro
di beni firmato dal gip Simona Panzera, si erano tradotti nelle accuse di aver
provocato l’emissione di sostanze odorigene, quali il solfuro di idrogeno e
biogas, derivanti dai processi di gestione e post-gestione delle vasche di raccolta
e di trattamento dei rifiuti, che avevano procurato molestia olfattiva e
disturbi di vario genere alle persone ed in particolare alla popolazione
residente nel vicino centro abitato di Lizzano, situato a 3,5 chilometri
dall’impianto. Agli allora custodi giudiziali della discarica è contestato
anche di aver realizzato e gestito sul sito sequestrato una discarica non autorizzata
di percolato, accumulato in misura prudenziale, in non meno di 5000 tonnellate,
all’interno del bacino di abbancamento, omettendo di effettuarne il periodico
smaltimento e di aver, in esecuzione di questa condotta, violato i sigilli di
sequestro, utilizzando il sito per realizzarvi una discarica non autorizzata di
percolato. Nel dettaglio, invece, alle società che si sono succedute nella
gestione dell’impianto è contestato l’illecito amministrativo, in quanto, con
riferimento all’articolo 260 del decreto legislativo 152/2006, i fatti
sarebbero stati commessi in assenza dei modelli gestionali ed organizzativi idonei
a prevenire reati della specie di quelli per cui si procede (cioè il traffico
illecito di rifiuti), nell’interesse o a vantaggio delle stesse società.
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