di Lucia J. Iaia, Q Provincia di Taranto, 14 Febbraio 2017
Preoccupazione alle stelle dopo i
sigilli al pozzo contaminato
di sostanze oleose a 60 metri
di profondità, tiene tutti con il
fiato sospeso. Da anni,
quell’area, sia in superficie che
nel sottosuolo, rappresenta l’incubo
peggiore di molti. In primis
dei lizzanesi che, tante volte,
hanno protestato contro la discarica,
vittime dei cattivi odori e
prigionieri, a detta di molti, nelle
loro stesse abitazioni.
Intanto, in attesa di risultati
scientifici, l’accaduto fa discutere
e preoccupa non poco. «Tempo
fa – chiarisce il sindaco di
Lizzano, Dario Macripò – e nello
specifico, durante l’ultimo tavolo
tecnico in Regione sul tema,
avevo offerto due pozzi, uno
pubblico e l’altro privato, con lo
scopo che fossero monitorate le
acque. Purtroppo, quella mia richiesta
è rimasta ignorata. Oggi,
ribadisco nuovamente la nostra
disponibilità, anzi sollecito con
forza, che vengano effettuali dei
prelievi». Il sindaco appare seriamente
preoccupato. «Non abbiamo
ancora dati ufficiali, né notizie
certe che vi sia una connessione
tra l’inquinamento di quel
pozzo sequestrato e la discarica.
Abbiamo però ragione di credere
che così possa essere. Il rischio
che si corre è altissimo. Temiamo
che non sia contaminata solo
la zona in questione, ma l’intera
falda acquifera del nostro territorio.
E’ urgente svolgere delle
analisi appropriate». Naturalmente,
il problema ambientale resta
comunque a monte. «Si, è chiaro
che è inutile riparare una gomma,
se poi la strada è piena di
chiodi. Voglio dire che è indispensabile
procedere, in tempi rapidissimi,
alla bonifica di quella
discarica. Non possiamo tollerare
ulteriori scuse e ritardi».
Anche il presidente di AttivaLizzano,
Angelo Del Vecchio, si
mostra turbato.
«Purtroppo, è accaduto quello
che temevamo e che abbiamo denunciato
all’inizio del mese di
gennaio. Il rischio che sostanze
molto dannose per la salute si
possano immettere nella catena
alimentare esiste. In quella zona,
sono praticate diverse attività
agricole e di pastorizia. Ma c’è
di più. Lizzano è situata lungo la
direttrice della falda acquifera ed
un terzo della popolazione, me
compreso, utilizza l’acqua della
falda».
La richiesta di un intervento
immediato giunge anche da AttivaLizzano
quindi. «Mi rivolgo al
sindaco Macripò, al quale ho anche
inviato una lettera ieri. Intendiamo
conoscere quali misure si
stanno adoperando per scongiurare
il problema. Sollecito il sindaco
anche, ad effettuare analisi in
maniera autonoma, anziché attendere
che lo faccia l’Arpa o altri.
La situazione è critica, anche noi
come associazione stiamo facendo
effettuare delle verifiche di
un pozzo». La preoccupazione
appare comunque politicamente
trasversale. Antonio Clemente
Cavallo, capogruppo consiliare
de “Il Giglio-Insieme per Lizzano”
pretende chiarimenti. «A distanza
di tre anni dal sequestro
della discarica “Vergine”, senza
alcun intervento di bonifica, non
bisogna meravigliarsi se si scopre
che pozzi della zona contengono
sostanze oleose, presumibilmente
assimilabili a percolato.
Mi chiedo dove sono state le istituzioni
politiche nel frattempo?
Il sindaco riferisca in consiglio».
Anche per il Movimento Cinque
Stelle di Lizzano, il timore
che i danni siano più ampi del
previsto appare fondato.
Il problema ambientale, in località
Palombara, come è noto,
non coinvolge solo Lizzano, ma
anche diversi comuni limitrofi.
A San Marzano, il consigliere comunale
Francesco Leo, chiede
“urgentemente al sindaco Giuseppe
Tarantino di intercedere presso
le autorità competenti e pretendere
le medesime analisi nelle
acque dei pozzi che ricadono nei
pressi della discarica”.«“L’inquinamento
della falda, se confermato
– sottolinea Leo - rappresenterebbe
un disastro ambientale immane.
Ed essendo difficile capire
la sua estensione risulterebbe
anche difficile risalire alla reale
portata del disastro e del territorio
interessato. Dobbiamo dare
assoluta priorità a questa problematica,
lo dobbiamo a noi e ai
nostri figli. Chiedo un consiglio
comunale monotematico».
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