15 febbraio 2017

«Vergine», il giallo delle analisi

di Mimmo Mazza, Gazzetta del Mezzogiorno, 13 Febbraio 2017

Ancora non noti gli esiti della campagna di monitoraggio compiuta da Arpa a gennaio

Il sequestro preventivo di un pozzo artesiano ubicato in contrada «Palombara», nell’isola amministrativa del Comune di Taranto, a pochi chilometri dai centri abitati di Lizzano, Fragagnano e Monteparano, proietta un’ombra pesante sulla discarica Vergine. L’impianto per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani è stato sequestrato dalla Magistratura nel febbraio del 2014 e praticamente da allora versa in stato di completo abbandono, privo anche della minima attività di manutenzione. La società Vergine srl che aveva rilevato la gestione della società Vergine spa, è in liquidazione; le fideiussioni consegnate alla Provincia a garanzia delle attività di gestione e - soprattutto - post gestione sono scadute (una vicenda denunciata dalla «Gazzetta» il 4 ottobre del 2015) e l’ordinanza firmata dal Comune di Taranto alla fine del 2015 con la quale si imponeva a gestori e proprietari di provvedere immediatamente alla rimozione del percolato (per una somma di circa mezzo milione di euro) è rimasta senza effetti pratici. La Provincia, dopo aver avviato la procedura di revoca dell’Aia per assenza di fideiussioni, il 15 dicembre scorso, all’esito delle analisi eseguite dall’Arpa nel maggio 2016, ha individuato nel gestore Vergine srl in liquidazione il responsabile di superamento delle soglie di contaminazione delle acque di falda della discarica Vergine in contrada Palombara, facendo partire il procedimento amministrativo finalizzato alla emissione dell’ordinanza di diffida a provvedere all’im - mediata bonifica. Un mese fa, però, Arpa Puglia su incarico della Provincia ha compiuto una nuova campagna di monitoraggio della falda acquifera di località Palombara, campagna che ha interessato anche altri pozzi in aggiunta a quelli spia della discarica. E tra questi pozzi, c’è il pozzo artesiano sequestrato dai Carabinieri del Noe di Lecce l’altro giorno in quanto all’interno i tecnici dell’Arpa hanno rinvenuto sostanze oleose. Si tratta di sostanze arrivate nel pozzo, ubicato poco distante dall’im - pianto e di proprietà di un cittadino all’ignaro di tutto, tramite la discarica oppure si tratta di un episodio, per quanto inquietante, che nulla ha a che vedere con l’assenza di manutenzione e con le modalità di gestione della Vergine? Alla domanda probabilmente risponderanno i Carabinieri del Noe. D’altronde la zona della discarica Vergine è in tutti i sensi abbandonata a sé stessa e davvero nulla si può escludere, nemmeno che ci sia chi approfitta della situazione per compiere sversamenti illegali, praticamente certo della impunità. Anche alla luce dell’ultimo sequestro compiuto dal Noe, sequestro che inevitabilmente ha creato allarme nei residenti nei paesi vicini alla discarica Vergine, è fondamentale che gli esiti della nuova campagna di monitoraggio compiuta da Arpa Puglia sino resi noti alle autorità competenti e pubblici quanto prima. Il nodo della Vergine va sciolto, sono passati ormai 3 anni dal sequestro ed è evidente a tutti che un impianto di quelle dimensioni, attivo complessivamente per oltre 20 anni se si considerano i vari lotti, non può restare in quelle condizioni. Il fascicolo riguardante il sequestro del pozzo artesiano è stato trasmesso dai Carabinieri del Noe al pm Lanfranco Marazia, lo stesso magistrato che assieme al collega Alessio Coccioli, ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dei 5 imputati coinvolti nell’inchiesta sulle emissioni odorigene della discarica Vergine. Il 6 marzo inizierà il processo a carico di Paolo Ciervo, Mario Petrelli, Pasquale Moretti e delle società Vergine spa e Vergine srl. I reati contestati sono gestione illecita di rifiuti, getto pericoloso di cose e violazioni al testo unico sull’ambiente.


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