19 dicembre 2016

Caso Vergine «Attiva Lizzano» diffida Stefàno

di Fabio Venere, La Gazzetta del Mezzogiorno, 22 Gennaio 2016 


Discarica Vergine, «Attiva Lizzano» diffida il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno. Lo fa con un atto redatto dall’avvocato Francesco Nevoli e firmato da Angelo Del Vecchio, presidente dell’associazione di volontariato. Nel documento, in buona sostanza, l’esponente dell’associazione invita e, nel caso non lo facesse, eventualmente diffida il capo dell’Amministrazione comunale «all’immediato esecuzione dei lavori di smaltimento del percolato esistente all’interno della discarica per rifiuti speciali non pericolosi ubicata in località Palombara in territorio di Lizzano (ma isola amministrativa del Comune di Taranto)». Quest’iniziativa deriva dall’ordinanza con cui lo stesso Stefàno aveva imposto ai proprietari di rimuovere il percolato dalla discarica ma una recente sentenza del Tar aveva stabilito che l’Amministrazione comunale non poteva avanzare una richiesta simile. Per questo, «Attiva Lizzano» chiede al Comune di eseguire i lavori e di presentare poi il conto alla società Vergine. E lo fa considerato che, in caso questo non avvenisse, ci sarebbe un danno grave per la salute pubblica classificato come «emergenza sanitaria» nella stessa ordinanza sindacale. Nella diffida, inoltre, si cita una sentenza della Cassazione che stabilisce che «un sindaco che non dispone l’immediato intervento per l’eliminazione dei rifiuti e per il ripristino dello stato dei luoghi, risponde del reato previsto dall’articolo 328 del codice penale». Fonti vicine all’Amministrazione comunale stimano in 1 milione di euro circa l’importo degli interventi per la rimozione del percolato (inizialmente) a carico del Comune di Taranto. A questo punto, prima ancora che venga notificata a Palazzo di Città la diffida di «Attiva Lizzano», è probabile che la direzione Ambiente comunichi all’Amministrazione comunale, in seguito alla decisione del Tar, i costi da sostenere. Si tratterebbe di una cifra non irrilevante considerando, peraltro, che il Comune non ha ancora approvato il bilancio di previsione 2016 e, quindi, amministra non potendo spendere più di un dodicesimo dello stesso mese dell’anno precedente. Ma cosa aveva scritto Stefàno nell’ordinanza bocciata qualche giorno fa dal Tar? Il sindaco di Taranto era passato alla linea dura. E lo aveva fatto un mese dopo la lettera inviata al prefetto e ad altri enti di controllo dal dirigente del settore Ambiente, Alessandro De Roma, in cui venivano evidenziati i rischi per la salute derivanti, in particolar modo, dal percolato. In realtà, il sindaco di Taranto aveva scelto la linea dura anche in seguito al sopralluogo effettuato dall’Arpa il 24 settembre scorso da cui sarebbero emerse delle novità «tali da determinare uno stato di emergenza sanitaria e di igiene pubblica » .Tornando all’ordinanza, in sintesi, il capo dell’Amministrazione comunale aveva ordinato (non a caso si chiama ordinanza) alla società Vergine di «avviare i lavori di rimozione e smaltimento del percolato, dopo aver ottenuto l’autorizzazione da parte dell’autorità giudiziaria, entro dieci giorni dalla notifica della stessa ordinanza e con la supervisione tecnica da parte di Arpa Puglia, da concludersi nei successivi trenta giorni».


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