1 giugno 2020



Bonifica discarica Vergine, qualcosa si muove


Incontro tra il sindaco D'Oria e il governatore Emiliano. Ma restano ancora diversi dubbi sul destino del sito

Corriere di Taranto
PUBBLICATO IL 01 GIUGNO 2020, 21:55
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Bonifica discarica Vergine, qualcosa si muove


Incontro tra il sindaco D'Oria e il governatore Emiliano. Ma restano ancora diversi dubbi sul destino del sito



Sarebbero iniziate le attività di messa in sicurezza della discarica ‘Vergine‘ di Lizzano. La notizia, tutta da confermare, sarebbe emersa durante l’odierno colloquio tra il sindaco di Lizzano, Antonietta D’Oria ed il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
Le attività di messa in sicurezza hanno avuto in realtà l’ok dal Riesame del tribunale di Lecce la scorsa estate, che aveva accolto la richiesta di intervento di messa in sicurezza. Il dispositivo emesso dal Tribunale precisava infatti che, tenendo fermo il sequestro preventivo in atto, autorizzava all’espletamento degli interventi di messa in sicurezza per la salvaguardia dell’ambiente sotto lo stretto controllo delle Autorità competenti che dovranno effettuare i controlli appropriati.
Il gip del tribunale di Lecce aveva invece respinto la richiesta di dissequestro del sito, avanzato dalla società Lutum srl facente capo al gruppo CISA di Massafra: sarà la stessa società ad occuparsi delle attività di messa in sicurezza.
Ciò nonostante, a sei anni dal sequestro del sito, la discarica continua a creare notevoli problemi ai cittadini di Lizzano. Situata in località Palombara e ricadente nell’isola amministrativa del comune di Taranto, è distante appena un chilometro dal centro abitato del comune del versate orientale della Provincia. Ed in tutti questi anni non ha mai smesso di investire il comune con continue e moleste emissioni odorigene, puntualmente denunciate da cittadini e associazioni del territorio.
Non è un caso se siano ben due i processi in corso nei confronti degli ex gestori della discarica per disastro ambientale. Quello che però ancora non è chiaro è quale sarà il destino dell’ex discarica Vergine. Mancano ancora punti fermi infatti su questo fronte. Il comune e i cittadini chiedono a gran voce che una volta ultimata la bonifica, non vengano concesse nuove autorizzazioni in modo tale da impedire la ripresa dell’attività. La Regione, anche oggi, avrebbe espresso intenzione di procedere in tal senso.
Confermando quanto dichiarato nel novembre di due anni addietro: “L’unico obiettivo della Regione Puglia, peraltro condiviso pienamente dall’AGER, è la tutela della salute dei cittadini e del territorio di Lizzano (Ta) e dei comuni limitrofi e, di conseguenza, la bonifica e la messa in sicurezza dell’area, per arrivare alla definitiva chiusura della discarica, in linea con quelle che sono se linee guida del piano regionale dei rifiuti e le direttive europee nell’ambito della gestione e dello smaltimento dei rifiuti“.
Ricordiamo che la giunta regionale pugliese approvò nel luglio 2018 una variazione nel bilancio di previsione 2018, mettendo a disposizione per le prime operazioni di bonifica del sito 7 milioni di euro. Mentre il Comune di Taranto il 31 ottobre 2017 approvò il progetto di fattibilità economica di “Messa in sicurezza di emergenza della falda dell’area di discarica per rifiuti speciali non pericolosi ubicata in loc. Palombara – Vergine srl”, mettendo a disposizione 2,4 milioni di euro.
Ma come abbiamo più volte sottolineato negli anni passati, nel giugno del 2016 è divenuta proprietaria del compendio immobiliare su cui insiste l’impianto di smaltimento rifiuti meglio noto come “discarica Vergine”. A rappresentare la società Lutum nell’incontro in Regione dello scorso 23 agosto sulla discarica Vergine, il rag. Antonio Albanese quale rappresentante della società “Lutum srl”. A conferma del fatto che la società fosse una controllata del gruppo C.I.S.A Spa di proprietà dell’imprenditore massafrese.
Tra l’altro la stessa società“Lutum srl” confermava la propria disponibilità ad eseguire i lavori e gli interventi“, per cui però come abbiamo visto sono stati stanziati fondi pubblici. Creando un vulnus sulla vicenda: un privato dovrebbe gestire fondi pubblici per le attività di messa in sicurezza di un’area di cui è diventato proprietario. Su cui pende un sequestro e ben due processi.
Una storia strana sulla quale si deve ancora fare piena luce.

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