24 marzo 2014

Precisazioni di AttivaLizzano



Gentili soci e simpatizzanti, 
qualche giorno fa vi abbiamo informato di un’iniziativa per la pulizia della strada che va verso la chiesetta dell’Annunziata, nell’agro di Lizzano, promossa dal Movimento 5 Stelle del nostro paese che aveva invitato anche AttivaLizzano. 
Premettendo la totale estraneità della nostra Associazione all’organizzazione di tale iniziativa, ci teniamo a precisare che la riteniamo coerente con gli scopi di tutela dell’ambiente e salvaguardia del nostro territorio che sono alla base della nostra Associazione. Pertanto, avendo tutti a cuore tali scopi e consapevoli dell’importanza della promozione della cittadinanza attiva per la riuscita di un’attività a tutela del nostro territorio, abbiamo pensato di informarvi, come siamo soliti fare quando l’iniziativa è meritoria.
Purtroppo, un socio, esponente di un partito politico, ha strumentalizzato la nostra informazione per gettare discredito sulla nostra Associazione, a mezzo Facebook, il quale ci ha anche tacciato di incoerenza per esserci, in passato, rifiutati di prendere parte attiva per proporre la costituzione di una commissione ambientale presso l’Amministrazione comunale di Lizzano.
Precisiamo che tale proposta ci fu fatta dai consiglieri di opposizione del Movimento 5 Stelle, prima, e del Pd, poi e, in entrambi i casi, ci siamo rifiutati perché, dopo ampie discussioni tenute in assemblee pubbliche, non abbiamo ritenuto la costituzione di una commissione ambiente uno strumento utile per tutelare la salute dell'ambiente e dei cittadini, pertanto abbiamo democraticamente bocciato la proposta.
E' evidente l'abissale differenza tra informare i soci e i simpatizzanti su una lodevole iniziativa rivolta ai cittadini per la pulizia di una strada pubblica, quindi a favore della nostra comunità, rispetto a quella di allearsi con rappresentanti del Consiglio comunale per sostenere iniziative politiche. Accostare le due situazioni è quindi un pretesto per alzare un polverone su AttivaLizzano, montando una polemica infondata e pretestuosa, segno ne è anche l’utilizzo dello strumento (Facebook) essendo molto utile per fare campagna politica a buon mercato e gettando discredito su un’associazione di cui, lo stesso diffamatore, è socio e pertanto, a maggior ragione, ne dovrebbe conoscere regole ed usi.
Ci dispiace che la condivisione di un’informazione su un’iniziativa a tutela del nostro ambiente abbia dato adito a simili commenti e ci duole intervenire su chi, invece di porsi in un'ottica costruttiva, è pronto a screditare AttivaLizzano che da diversi anni si impegna nella difesa del diritto alla salute dei cittadini e del loro ambiente.
Ribadiamo che l’associazione è apartitica e i soci nella loro vita privata sono liberi di schierarsi, ma auspichiamo che le energie dei nostri concittadini vadano investite in dialoghi più edificanti e costruttivi per l’intera comunità e non per farsi pubblicità celando singoli interessi politici.

                                                                                                                     
                                                                                                                    AttivaLizzano

18 marzo 2014

Li dove c’era l’erba ora c’è… discarica Vergine e dintorni

di Gaetano De Monte, Siderlandia.it
“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza”, affermava John Pulitzer, e portare alla luce del giorno questi segreti, descriverli, rendendoli ridicoli agli occhi di tutti è quello che si propone di fare chi cerca la verità. La storia che stiamo per raccontarvi vuole indagare le vicende di un lembo di terra ionica, precisamente dell’Isola Amministrativa chiamata “Taranto B”, distante 18 km dal capoluogo: un’area compresa tra i comuni di Lizzano, Faggiano, Roccaforzata, Fragagnano, Monteparano.
Questa zona, che abbraccia campagne dagli uliveti secolari, rigogliosi vigneti curati dalla sapienza dei maestri contadini, scenario inconfondibile delle grandi dimore storiche e delle antiche masserie, per quasi 40 anni è stata utilizzata come discarica incontrollata da parte di tutta la Provincia (ma anche da altre province, soprattutto del settentrione), senza che vi siano mai stati controlli né quindi alcuna bonifica. Chissà cosa scriverebbe Vitruvio, che circa 2000 anni fa elogiava la bellezza e il dolce frutto degli ulivi pugliesi, unici al mondo, e i doni della terra. Questa stessa terra è diventata merce di scambio nel “do ut des” con una presunta modernità: prima c’è stata l’ingombrante presenza di cave di estrazione di tufi; successivamente gli stessi gestori delle cave, con la complicità di amministratori e politici compiacenti, hanno destinato quel territorio al conferimento di rifiuti. Per noi, oltre al danno, anche la beffa; per qualcuno, come Giuseppe Vergine, proprietario dell’omonima discarica e titolare ormai di un “marchio” nella gestione dei rifiuti – pubblicizzato da un po’ tutti i media “ufficiali” locali – occasione perfetta per lucrosi guadagni. Sulle spalle e sulla pelle dell’intera provincia di Taranto, ovviamente, e sulla salute dei cittadini di Lizzano, in particolare: i quali, per via della vicinanza dal centro abitato, circa 2 km, sono i più esposti ai veleni della Vergine. Ormai già da alcuni anni gli abitanti accusano gli effetti di questa situazione: cefalee, nausea, vomito, dissenteria, irritazione alla bocca e alla gola, bruciore allo stomaco, irritabilità e depressione. Ma non solo: negli ottocento esposti che contengono testimonianze e dati scientifici, presentati alle autorità competenti dall’associazione AttivaLizzano – che da anni vigila sulle problematiche del territorio sul diritto alla salute dei residenti –, si fa riferimento a tantissimi casi di asma, a numerosissimi casi di tumori (leucemie, linfomi, carcinomi alla mammella, sarcomi ossei, carcinomi ai polmoni, al fegato), a problemi alla tiroide (ipotiroidismo, congenito ed acquisito, ipertiroidismo e carcinomi).
I dati e le considerazioni prodotte dall’ARPA in particolare, evidenziano inequivocabilmente “la presenza di esalazioni di acido solfidrico provenienti dalla discarica Vergine s.p.a. in quantità tali da arrecare danni alla salute dei cittadini”. Gli studi scientifici permettono qui di asserire il nesso di causa-effetto tra le concentrazioni di acido solfidrico presenti nell’aria e i sintomi lamentati dalla popolazione lizzanese. Le conclusioni diffuse dall’Organizzazione Mondiale Della Sanità evidenziano che, dati livelli di acido solfidrico identici a quelli rilevati nel territorio di Lizzano (0,038 ppm e 0,013 ppm), è possibile riscontrare effetti come: bruciore agli occhi e al naso, tosse, mal di testa, odore sgradevole, difetti neuropsicologici. Tutti disturbi lamentati e denunciati dalla popolazione lizzanese negli esposti già menzionati.
La discarica per rifiuti speciali ex 2B “Mennole” della società Vergine riceve rifiuti molto pericolosi: tra gli altri, conce di pellame contenenti cromo, fanghi di depurazione; i materiali provengono da tutta Italia e la volumetria del sito è di 1.080.000 m³. La sua storia inizia nel 2003 con un iter autorizzativo singolare e controverso. Nel 2008 è entrata in esercizio; subito dopo si dà l’avvio alla seconda discarica Vergine per rifiuti speciali, la “Palombara”: un sito con una volumetria di 2.288.000 m³, vicinissimo al centro abitato (1.500 metri). L’apertura di questa nuova discarica di dimensioni enormi – quasi 3 volte superiore a quella precedente – è stata fatta passare per “un ampliamento”. Anche qui, nel rilascio della Valutazione di impatto ambientale, l’iter è stato grottesco. Non è stato infatti preso in considerazione l’effetto cumulativo di 40 anni di sversamenti, ciò malgrado fosse già evidente una carenza negli strati di impermeabilizzazione, oggi palesata dalla relazione tecnica di un’equipe di ingegneri (secondo la quale mancherebbe 1 metro di strato di impermeabilizzazione). Dal 1982, infatti, tutte le discariche devono sottostare al DPR 915/82 che obbliga all’impermeabilizzazione dell’impianto per evitare che vengano contaminate le falde acquifere ed il terreno. Tuttavia, proprio la presenza in quella zona di discariche incontrollate, precedenti all’emanazione della norma, fa temere l’eventualità di una contaminazione. Intanto la proprietà ha addirittura chiesto nei mesi scorsi alla Regione Puglia di poter aumentare per tre volte la quantità e la pericolosità dei rifiuti da ricevere. Un’attività che determina un giro d’affari milionario. Eppure la discarica Vergine ha reso più povera Lizzano: privando gli abitanti del piacere di una serata all’aperto, del profumo della mattina, del diritto alla salute, e della stessa dignità dell’esistenza. La discarica Vergine sta trasformando Lizzano e i comuni vicini in una sua appendice imponendo un odore terribile, insopportabile, nauseabondo.
Gli abitanti di Leonia, una delle “Città invisibili” di Italo Calvino, direbbero, se interrogati, che la loro passione è «il godere delle cose nuove diverse». In effetti, ogni mattina la popolazione di Leonia «indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall’ultimo modello d’apparecchio». Ogni mattina, però, «i resti della Leonia d’ieri aspettano il carro dello spazzaturaio», e i netturbini sono «accolti come angeli», perché a mano a mano che i leoniani si distinguono nella loro ricerca delle novità, «una fortezza di rimasugli indistruttibili» circonda la città, «la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagna”.
Gli abitanti di Lizzano e l’associazione AttivaLizzano invece combattono una battaglia per essere tutelati nel diritto ad un ambiente salubre e nel diritto alla salute (art. 32 della Costituzione Italiana). Ed hanno più volte chiesto agli amministratori e agli Enti Locali che prima di continuare a rilasciare deroghe e di permettere alla discarica di proseguire le sue attività, vengano considerati i problemi riguardanti l’ambiente e le patologie ad esso connesse; di accertare, tramite adeguate mappe epidemiologiche e registro tumori, gli eventuali danni conseguenti l’inquinamento. Ma gli enti competenti, a causa della latitanza delle istituzioni, non hanno quasi mai effettuato indagini e controlli diversi da quelli finora presentati – e che invece il principio di massima precauzione richiede. Più volte è stata ribadita da diverse parti la necessità di specifici carotaggi nelle vasche attive e in quelle dismesse, in modo da valutare correttamente lo stato delle impermeabilizzazioni e la composizione di tutto ciò che è stato ed è attualmente conferito per accertare, eventualmente, anche la presenza di rifiuti radioattivi nascosti nelle vaste vasche delle ormai esaurite discariche precedenti.
E’ comunque impensabile un ulteriore aumento della quantità dei rifiuti che la discarica Vergine riceve ogni giorno. Anche perché gravi ombre pesano sulla stessa gestione: i dirigenti della società sono stati infatti chiamati in causa in 3 processi per traffico illecito di rifiuti: “El Dorado” del 2003, “Ragnatela” del Giugno 2010 e “Spiderman” del Febbraio 2010 – quest’ultimo procedimento ha portato all’arresto di Antonio Anglano, tarantino, residente a San Giorgio Ionico. In pratica succedeva che tonnellate di rifiuti speciali pericolosi venivano conferiti dalle aziende della Val di Sangro alla Di Florio Srl, impianto di stoccaggio e selezione di Cerratina, frazione del comune di Lanciano. Da lì i rifiuti venivano trattati in modo fittizio e inviati nelle discariche di Cerratina, a due passi dal predetto impianto, e nella discarica Vergine di Taranto, con documentazione falsa. E questo stratagemma sarebbe ormai usato e collaudato dall’azienda poiché consente di far risparmiare notevoli somme sulla tassa regionale. E’ ovvio come ci sia poco da fidarsi…
Della società Vergine ad un certo punto non si è fidata neanche più la Regione Puglia; nei mesi scorsi infatti, a seguito di accertamenti effettuati presso il sito da parte dell’Arpa, Dipartimento Taranto, e dalla Polizia Provinciale, sono state riscontrate “inosservanze di prescrizioni normative ed autorizzative”. In particolare, è stata ipotizzata una cattiva gestione dei rifiuti, a causa della mancata copertura giornaliera degli stessi – che avrebbe provocato la dispersione di odori – e della creazione di un dreno non autorizzato per raccogliere acqua piovana dal fondo – operazione che potrebbe determinare la rottura del telo impermeabilizzante che ricopre la parte inferiore della vasca. La Regione, in qualità di Autorità Competente, ha di conseguenza ammonito la Società Vergine al ripristino delle regolari condizioni di esercizio della discarica in località Palombara, sospendendo per dieci giorni l’Autorizzazione Integrata Ambientale, in attesa che la proprietà ottemperasse ai suoi ordini. “Una misura cautelare”, si era affrettato a specificare Lorenzo Nicastro, assessore regionale all’ecologia, “per tutelare l’ambiente e la salute”. Un provvedimento che è svanito come una bolla di sapone: dopo soli cinque giorni la Regione ha fatto dietrofront e successivamente anche una sentenza del Tar ha autorizzato la riapertura dell’impianto specificando “che i rifiuti abbancati risultano essere stati coperti e così pure i rifiuti interessati dalla costruzione del dreno; inoltre che i lavori relativi alla costruzione del dreno sono avvenuti a distanza di sicurezza dall’argine impermeabilizzato, cioè a circa undici metri dallo stesso”; “che, trattandosi di lavori sostanzialmente inerenti all’ordinaria gestione della discarica e non importanti particolari rischi, la realizzazione del dreno non abbisognava di una specifica autorizzazione da parte degli Enti preposti al settore”. Nel dispositivo, si legge inoltre, “che quando nell’abitato di Lizzano si riscontrava la diffusa e permanente presenza di odore molesto era stata altresì accertata la sostanziale difficoltà dell’accertamento del legame delle attività svolte in discarica e le immissioni odorifiche e l’impossibilità, inoltre, di considerare provato il nesso causale sussistente tra le emissioni e lo stoccaggio dei rifiuti in discarica”. Della serie, “lavamose le mani e mors tua, vita mea”, insomma.
Mentre scrivo guardo un documentario: “Waste Land”, una testimonianza meravigliosa di come l’arte possa riscattare anche una situazione disperata. Nella “terra degli scarti” non ci sono solo i rifiuti, ma gli stessi “catadores”, gli abitanti della discarica Jardim Gramacho, il sito di raccolta di spazzatura più grande del mondo, che si trova vicino Rio de Janeiro, in Brasile. I “catadores” sono persone che passano le loro giornate in mezzo a questi rifiuti, differenziando i materiali ammucchiati in questa enorme distesa di immondizia. Basta guardare le facce di questi catadores per capire che la loro vita non sarà più la stessa. E la nostra?

Depuratore Lizzano: il Noe sequestra atti in Comune



di CosmoPolis Il Giornale dei Popoli Mediterranei
I carabinieri del Noe di Lecce stanno sequestrando proprio in queste ore, presso il municipio di Lizzano, gli atti che riguardano le ordinanze sindacali che consentirono al depuratore di scaricare nella falda acquifera
Proprio in queste ore i carabinieri del Noe di Lecce stanno sequestrando presso il comune di Lizzano tutti gli atti inerenti le ordinanze sindacali emesse negli anni 2012 -2013 con le quali fu disposto di convogliare in falda gli scarichi del depuratore che serve i comuni di Fragagnano, Lizzano e San Marzano di S. Giuseppe. Lo scarico del depuratore – lo ricordiamo -  fu sottoposto a sequestro su disposizione della magistratura tarantina il 18 febbraio. Il 10 marzo scorso invece fu fermato il suo utilizzo ad opera del magistrato Wilma Gilli. Il provvedimento cautelare -  avvalorato anche da analisi e campionamenti  - aveva accertato il superamento dei parametri di inquinamento  previsti dalla normativa vigente. I sigilli erano dunque stati apposti proprio per la necessità di impedire che dal canale giungessero in mare, sostanze nocive per la salute dell’uomo, contenenti un’elevata concentrazione di organismi batterici pericolosi. È la causa per cui alla “Pura depurazioni” è stato contestato il reato di “getto pericoloso di cose”. Nel frattempo, però, la società di Aqp non ha provveduto all’adeguamento.

11 marzo 2014

ATTIVALIZZANO RIVENDICA LE SUE RAGIONI CONDANNANDO I POLITICI

11/03/2014,


 AttivaLizzano si pronuncia sul sequestro del depuratore ricordando che fin dal 2011 la stessa associazione denuncia l’inefficienza del depuratore e si ricorda che a causa di ciò ha subito una diffida da parte degli stessi gestori della Purima, gestore del Depuratore. Si fa cenno inoltre che ancora una volta è la magistratura a doversi sobbarcare gli oneri della politica che, ahinoi, anche in questa occasione è latitante


10 marzo 2014

Depuratore spento dal giudice, rischio tilt


TR NEWS.it , 10 Marzo 2014
Dopo il sequestro, il tribunale di taranto revoca anche la facoltà d'uso al depuratore di Lizzano. Rischio tilt. L'Aqp deve immediatramente correre ai ripari.
LIZZANO- Dopo il sequestro del 18 febbraio scorso, è stata ritirata la facoltà d’uso per il depuratore di Lizzano, che serve anche i comuni di Fragagnano e San Marzano di San Giuseppe. Una decisione eclatante quella del gip del Tribunale di Taranto, Vilma Gilli. Pura Depurazioni, società controllata da Aqp, non avrebbe, infatti, adeguato l’impianto, che scarica nel canale Ostone, dopo i sigilli apposti dal Noe di Lecce.
Il provvedimento cautelare supportato anche da analisi e campionamenti aveva accertato il superamento dei parametri di inquinamento tabellari previsti dalla normativa. I sigilli erano stati apposti per la necessità di impedire che dal canale giungessero in mare sostanze atte ad arrecare molestie alle persone con formazione di schiuma e chiazze colorate che contengono un’elevata concentrazione di organismi batterici pericolosi per la salute. È il motivo per cui alla Pura depurazione è stato contestato il reato di getto pericoloso di cose.
Nel frattempo, però, la società di Aqp non ha provveduto all’adeguamento. Ora è rischio caos, perchè il depuratore è fermo e si dovrà provvedere con il trasporto tramite bottini presso altro impianto.


AttivaLizzano: “Vogliamo garanzie Noi non molliamo"

Taranto sera , 8 Marzo 2014

LA CONFERENZA

LIZZANO – Il comitato AttivaLizzano rompe il silenzio e dopo il pronunciamento del Tribunale e del Riesame sul sequestro della discarica Vergine, stamattina, ha illustrato obiettivi e propositi di una battaglia ambientale che ha ottenuto i primi risultati.
Con l’ausilio dell’avvocato Francesco Nevoli, l’associazione ha illustrato la storia passata, recente e futura  dell’ambiente a Lizzano.
Un ambiente spesso martoriato dai cattivi odori che, dopo le segnalazioni  dell’associazione e dei cittadini, i controlli dell’Arpa e il sequestro del Noe è stato appurato che provengono dall’impianto di stoccaggio dei rifiuti.
“Finora ci siamo astenuti dal fare dichiarazioni – ci dice il presidente Angelo Del Vecchio -  perché aspettavamo la sentenza del Riesame che ha confermato i sigilli alla discarica. Ora ci aspettiamo che l’azienda si adegui alle norme creando, cioè, quella linea di inertizzazione che manca e che gli esperti dicono essere la causa della puzza in città”.

Alla conferenza stampa è intervenuto anche Eugenio Giordano, attivista della Terra dei Fuochi che plaude all’operato del comitato: “Una lotta simile a quella condotta in Campania e che va sostenuta perché quando si parla di salute bisogna difenderla”.