Lizzano, paese della puzza e dello choc: sedici bambini colpiti da malattie rare
Denuncia delle madri coraggio: «Colpa della discarica» Rispetto alla media italiana 300% in più di patologie
LIZZANO - Nella terra dei veleni e della salute insidiata, ma un po’ più
a est rispetto alle ciminiere dell’Ilva, c’è l’ennesima storia da
turarsi il naso. Non è una metafora, quella di Lizzano, paese di
diecimila abitanti della provincia di Taranto noto per la sua cantina
sociale e per aver dato i natali a Mimmo Cavallo, antico cantore delle
contraddizioni sudiste («Siamo meridionali» il suo brano di maggior
successo). È cronaca di molte notti, quando strade e case vengono
inondate «da un odore che non è quello di immondizia» ma nasconde un
principio «chimico» e sa di «ammoniaca» (descrizione della Commissione
parlamentare d’inchiesta sui rifiuti in Puglia). Una puzza perseverante,
invasiva, che sarebbe appena più tollerabile se non fosse accompagnata
da rilievi che l’Arpa Puglia ha definito «critici», però senza
appiccicarci sopra il bollino del rischio sanitario (riunione del 15
dicembre scorso in Provincia), e da riscontri medico-scientifici
singolari. Per dirne uno, se in Italia la media è di quattro casi ogni
mille soggetti al di sotto dei 14 anni, a Lizzano nel solo studio della
pediatra Antonietta D’Oria vengono seguiti e curati 16 bambini affetti
da malattie rare.
«Io ne tengo sotto osservazione 860, su un totale di circa 1.500
tra neonati, infanti e ragazzini fino a 14 anni censiti nella nostra
comunità. E, vi assicuro, la componente genetica non può essere l’unica
causa della reiterazione di patologie straordinarie», sostiene la stessa
dottoressa, gentile nei toni eppure decisa nei modi, portavoce del
movimento di decine di mamme lizzanesi salite sulle barricate in difesa
dei figli e scese in strada per puntare l’indice contro la discarica
Vergine, adibita allo smaltimento di rifiuti speciali, epicentrica
rispetto a cinque Comuni dell’area (Faggiano, Roccaforzata, Fragagnano,
Monteparano e ovviamente Lizzano) ma formalmente isola amministrativa di
Taranto. Secondo le loro denunce - e non solo le loro: sul tavolo
della Procura della repubblica sono piovuti da parte dei cittadini 800
esposti - l’emergenza germina là dove «è stata segnalata la presenza di
ripetuti picchi di acido solfidrico o idrogeno solforato in misura
notevolmente superiore alla soglia olfattiva» (relazione tecnica
dell’Arpa inoltrata dai volontari di AttivaLizzano al prefetto Claudio
Sammartino). «Nel giorno della presentazione del report della
Commissione parlamentare, abbiamo avuto occasione di scambiare due
battute con il procuratore Franco Sebastio - rivela la pediatra D'Oria -
e ci ha garantito che, compatibilmente con le incombenti questioni
legate all’Ilva, si occuperà di noi. Già esistono, per aggiunta,
inchieste di varie Procure. Di sicuro - continua - qui ci sono migliaia
di persone che non ce la fanno più e pensano al peggio. Per esempio che
nella discarica vengano riversati rifiuti non trattati o che si
disperdano combinazioni gassose assai nocive per la salute. Di sicuro - è
l’amara chiosa - a Lizzano ci si ammala con una facilità inquietante.
Occorre che sia presto effettuato dall’Asl uno studio epidemiologico. Molteplici ricerche ricordano che
l’inquinamento dell’aria può costituire un fattore scatenante di tante
patologie gravi».
Per gli ambientalisti di AttivaLizzano, i raccoglitori
privilegiati di malumori e rimostranze, «la gente è disperata: accusa
bruciore agli occhi e al naso, tosse, mal di testa, difetti
neuropsicologici». Tuttavia, se ad essere colpiti pesantemente sono i
bambini, l’interrogativo si amplifica. Morbo di Crohn, celiachia,
ipotiroidismo, iperattività del sistema immunitario, tumori assortiti,
crescita bloccata, bebè sballottati come trottole tra gli ospedali di
Matera, Bari e Roma senza che si comprenda con esattezza la natura del
loro problema: ecco il dramma dei bambini di Lizzano. Una calamità
invisibile che ha avuto il suo acme nel wheezing, l’asma sotto i cinque
anni. In una delle indagini condotte da Antonietta D’Oria insieme a
quattro colleghi (Annamaria Moschetti, Piero Minardi, Giusi Graziano e
Grazia Benedetti) per conto dell’istituto Mario Negri, Lizzano ha
registrato un numero di casi analogo a quello di Taranto e di gran lunga
inferiore a Messina, Verona o Napoli. Solo che a differenza di Taranto,
o ugualmente a Palagianello che è equidistante dal capoluogo ionico ma
presenta estremi dimezzati, a Lizzano le ciminiere dell’Ilva non ci
sono.
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