1 luglio 2015

Ecomafie, un business da 22 miliardi

di AMDuemila, 30 Giugno 2015
Il rapporto di Legambiente: aumenta corruzione, più illegalità rifiuti e cemento

Il giro di affari delle Ecomafie non sembra conoscere ostacoli: nel 2014 cresce ancora e raggiunge i 22 miliardi di euro, con un incremento di 7 miliardi rispetto all'anno precedente. I reati accertati, nello stesso anno, sono stati 29.293, pari a 80 al giorno, quasi 4 ogni ora, con un aumento delle infrazioni nel settore dei rifiuti (più 26%) e del cemento (più 4,3%) perlopiù "alimentate dalla corruzione". Sono i dati sulle illegalità ambientali forniti dal nuovo rapporto Ecomafia di Legambiente, realizzato grazie al contributo delle forze dell'ordine, tra cui Carabinieri, Forestale, Guardia di finanza, Polizia di Stato, Capitanerie di porto, Agenzia delle dogane e dei monopoli, Polizie provinciali, Direzione Investigativa Antimafia e Direzione nazionale antimafia.
Prima in classifica è la regione Puglia, mentre al centro Italia è il Lazio a battere i record. La Liguria è la prima del nord mentre la Lombardia è in cima per le indagini sulla corruzione. Più della metà (14.736) del totale delle infrazioni è stato registrato nelle ''quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Puglia, Sicilia, Campania e Calabria’’. Si parla di 12.732 denunce, 71 arresti, 5.127 sequestri.

"Il settore più redditizio per le organizzazioni criminali è stato quello agroalimentare'', si legge nel rapporto, per un giro d'affari di 4,3 miliardi (l'anno prima era sui 500 milioni) mentre il racket degli animali colleziona 7.846 reati. Il documento mette in evidenza il calo dei reati in Campania (meno 21%) e un aumento degli illeciti in Puglia (15,4% dei reati accertati, pari a 4.499, 4.159 denunce e 5 arresti). Le inchieste sul traffico organizzato di rifiuti arrivano a 35 nel 2014 (285 dal 2002). In generale, le infrazioni nei rifiuti superano le 7 mila, quasi 20 al giorno. Aumentano anche gli illeciti nel ciclo del cemento: 5.750 reati realizzati soprattutto in Campania e poi in Calabria, Puglia e Lazio. Cala il numero di incendi ma aumenta la superficie boschiva finita in fumo (dai 4,7 mila ettari del 2013 ai 22,4 del 2014). Nel 2014 sono stati 852 i furti d'opere d'arte accertati dalle forze dell'ordine.
Legambiente traccia anche un identikit dei professionisti dell'ecomafia: si va dal trafficante dei rifiuti ai trasportatori e agli industriali fino agli intermediari con le istituzioni o ad alcune ''figure chiave'' tipo ''il politico locale'' e ''il funzionario pubblico''. ''Vogliamo ribadire che la buona politica e un sistema di controlli efficace - è la conclusione del presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza - sono il miglior antidoto per debellare le ecomafie, ecco perché auspichiamo che nei prossimi mesi sia varata la legge di riforma del sistema delle agenzie ambientali, ancora ferma in Parlamento, e si metta mano alla Legge Obiettivo e alla nuova regolamentazione degli appalti'’.
Per Raffele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione “gli appalti pubblici nel settore dell'ambiente sono tra quelli più esposti alla corruzione e alla criminalità organizzata''. E i dati confermano: ''sono ben 233 le inchieste ecocriminali in cui la corruzione ha svolto un ruolo cruciale, concluse con l'arresto di 2.529 persone e la denuncia di 2.016, grazie al contributo di 64 procure di 18 regioni. La Lombardia è la prima regione dove il fenomeno corruttivo si è maggiormente diffuso con 31 indagini, seguita subito dopo dalla Sicilia con 28 inchieste, la Campania con 27, il Lazio con 26 e la Calabria con 22''. Secondo Legambiente si tratta di un ''fenomeno nazionale'' che va ''dal Mose di Venezia ad alcuni cantieri dell'Alta velocità, dai Grandi eventi alle ricostruzioni post terremoto, dalla gestione dei rifiuti all'enogastronomia e alle rinnovabili''.


Nessun commento: